Tempa Rossa, l’appello di Legamjonici al Comune di Taranto: “Faccia subito ricorso al Tar”
TARANTO – «Il ministero dell’Ambiente ha accelerato l’iter sul progetto Tempa Rossa ricorrendo ad un escamotage: considera attuata una prescrizione che è stata ottemperata solo in parte permettendo all’Eni la costruzione nelle aree a terra e a mare non soggette a bonifica o già bonificate. Ma perché non si aspetta, in via precauzionale, che venga completata la bonifica di tutte le aree rientranti nel progetto, prima di dare l’ok all’avvio dei lavori?». E’ il quesito posto da Daniela Spera, responsabile del comitato Legamjonici, durante la conferenza stampa tenuta stamattina alla libreria Gilgamesh.
La questione era stata sollevata dalla Spera già il 3 marzo scorso con una nota stampa che segnalava la scoperta di un provvedimento del ministero datato 20 febbraio 2015. In tale documento si fa riferimento all’area a mare interessata dal prolungamento del pontile Eni (contro cui si era espresso il Consiglio Comunale nello scorso mese di novembre). Tale area, in seguito ad istruttoria condotta dalla Direzione della Tutela del Territorio e Risorse Idriche del MATTM, era risultata non contaminata. Per le aree risultate contaminate e destinate ai due nuovi serbatoi di greggio Tempa Rossa e al nuovo attraversamento ferroviario, invece, i lavori potranno avviarsi solo dopo l’avvenuta bonifica.
«Com’è possibile definire attuata una prescrizione realizzata solo in parte?», si chiede Daniela Spera, che considera sospetta questa accelerazione dell’iter autorizzativo. Ed è bene, a questo punto, leggere cosa diceva la prescrizione di cui all’art. 1 A) 3: “I lavori previsti dal progetto potranno avere inizio soltanto dopo la conclusione della procedura di caratterizzazione ed eventuale bonifica delle aree e mare e a terra direttamente interessate, nel quadro delle indicazioni e degli obblighi dettati dal DM 26.2.2003 del MATTM e sulla base di quanto eventualmente specificato e prescritto al riguardo in sede di Conferenza di servizi della Direzione Generale per la Tutela del Territorio e della Risorse Idriché. Qualora fosse necessaria la bonifica, la procedura in questione si intenderà conclusa, e quindi i lavori potranno essere iniziati, soltanto in presenza della certificazione di avvenuta bonifica da parte dell’Autorità Competente, relativamente alla totalità delle aree oggetto dell’intervento”.
Ma nel documento scoperto da Legamjonici emerge qualcosa di anomalo. Relativamente all’area a mare interessata dal prolungamento del pontile, l’istruttoria condotta dalla Direzione Tutela del Territorio e Risorse Idriche del Ministero sui risultati della caratterizzazione integrativa ha concluso che tale area può essere oggetto di riutilizzo in quanto risultata non contaminata. Nella aree a terra e a mare che non richiedono la bonifica dei suoli, l’Eni ha quindi retenuto di “aver ottemperato alla prescrizione” affermando di “voler procedere con le attività di realizzazione del progetto Tempa Rossa previste in tale area”. La Direzione generale per la salvaguardia del territorio ha confermato quanto dichiarato dall’Eni ritenendo “concluso positivamente il procedimento di bonifica dei suoli per le aree dello stabilimento denominate D, E, F ed L”. Poi, è entrata in gioco anche la Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale VIA/VAS che ha ritenuto quanto segue:
Insomma, si dà il via libera ai lavori in queste aree raccomandando ad Arpa Puglia di controllare le operazioni di cantiere. Nello stesso documento del Ministero si dice che contro il provvedimento è ammesso ricorso al Tar entro 60 giorni ed al Capo dello Stato entro 120 giorni dalla notifica dell’atto. Ed è su questo punto che fa leva la Spera per lanciare un forte appello al Comune di Taranto affinché si ribelli a questa accelerazione che sembra prendersi beffa dell’ente locale che si era espresso contro l’allungamento del pontile Eni al fine di stoppare il progetto “Tempa Rossa”. Un appello che ha come destinatari sia il sindaco Stefàno che i consiglieri di opposizione che finora si sono mostrati più sensibili ai temi ambientali come Bonelli, Liviano, Capriulo e Venere. Si farà in tempo ad impugnare il provvedimento prima che sia troppo tardi? Stavolta, i rappresentanti politici locali non possono dire di non essere stati avvisati.
Intanto, Legamjonici continua ad essere impegnato anche sul fronte della contaminazione dei mitili nelle acque del mar Piccolo e sull’inquinamento in mar Grande. Ha provveduto ad inviare ulteriori integrazioni alla Commissione europea ma le risposte ricevute da Bruxelles non sono risultate soddisfacenti. «La Commissione europea ha sempre detto che l’Italia ha attuato le misure necessarie per evitare che i mitili raggiungessero la tavola dei consumatori – ha spiegato la Spera – ma noi vogliamo sapere cosa deve fare l’Italia per poter evitare la contaminazione delle cozze. E’ questo il punto cruciale legato al principio di precauzione, a cui noi teniamo in modo particolare. E’ bene ricordare che tutte le emissioni in atmosfera hanno una ricaduta in mare».
Recentemente Legamjonici ha accolto un appello della dott.ssa Rossella Baldacconi, dottore di ricerca in Scienze Ambientali, che ha fornito un corposo dossier dedicato ai due mari e ai preziosi tesori naturali in essi custoditi. Una ricchezza di inestimabile valore che non merita di subire altri soprusi ambientali come l’ok al progetto “Tempa Rossa”, con il suo apporto in termini di nuove emissioni inquinanti e con il previsto aumento del traffico navale. Come spiegato da Arianna De Pasquale (in rappresentanza della Baldacconi), anche questo materiale è stato posto all’attenzione della Commissione europea, perché faccia pressione sullo Stato italiano in termini di salvaguardia delle risorse marine.
Non è mancato un cenno, nel corso della conferenza stampa, alla polemica scoppiata sulla proposta di legge regionale sulle emissioni odorigene. In questi giorni si era alzato un polverone legato ad una cattiva interpretazione delle modifiche apportate nell’ambito della V commissione. «Si è creato un allarme ingiustificato – ha dichiarato la Spera – bisogna fare attenzione a non scivolare su temi così delicati. Prima di scrivere un comunicato stampa è sempre meglio accertare la fonte delle notizie. Serve un atteggiamento maturo e responsabile, anche per evitare manipolazioni. Appurato che la modifica riguarda soltanto i sansifici e non impianti come l’Eni, dobbiamo invece porci il problema di come trovare una soluzione alla molestia delle emissioni odorigene emesse dalla Raffineria, uno stabilimento a cui l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) andrebbe assolutamente negata».
Alessandra Congedo