Natuzzi, un accordo opaco – Siglato ieri tra azienda e sindacati
TARANTO – E’ stato siglato ieri a Roma al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali tra le organizzazioni sindacali di categoria e l’azienda Natuzzi l’accordo che dà attuazione ad una parte degli impegni assunti con l’Accordo Quadro del 2013. A darne notizia una nota ufficiale di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, Filcams Cgil, Fisascat Cis, Uiltucs Uil.
L’intesa era stata raggiunta lo scorso 13 gennaio e poi approvata nella consultazione dei lavoratori con il 98% dei consensi. L’accordo, a fronte dei 1550 esuberi iniziali, prevede contratti di solidarietà per 1818 lavoratori, tra produzione ed uffici, a partire dal 2 maggio negli stabilimenti di Jesce 1, Jesce 2, Laterza, Santeramo e Matera.
500 lavoratori saranno collocati in Cigs nel sito di Ginosa, 100 di loro rientreranno in produzione entro metà ottobre 2015. Dei restanti 400, 100 saranno ricollocati in new.co, presumibilmente entro il 2015 (punto sul quale al momento non vi sono certezze), mentre per 280 lavoratori si proseguirà nella ricerca di soluzioni occupazionali esterne e potranno accedere alla mobilità volontaria incentivata.
Il nuovo assetto produttivo italiano, basato sulle innovazioni di prodotto e di processo della Lean-Enterprise, prevede la specializzazione delle fabbriche per tipologia di prodotto e la realizzazione del ciclo completo di produzione dei divani all’interno di ogni singolo impianto. Negli stabilimenti di Matera – Jesce e Laterza verrà prodotta tutta la gamma di prodotti Natuzzi Italia. Matera – Jesce, in particolare, sarà anche lo stabilimento di riferimento per la produzione di Re-vive, posizionandosi come centro di eccellenza e di innovazione. Lo stabilimento di Santeramo – Jesce, invece, sarà destinato alla produzione della collezione Divani & Divani by Natuzzi. L’accordo raggiunto, si legge in una nota ufficiale dell’azienda, “è uno strumento determinante per il rilancio qualitativo e produttivo degli stabilimenti Natuzzi in Italia, portando a compimento il percorso di efficienza produttiva e riduzione di costo del lavoro testato in questi mesi nel laboratorio sperimentale del gruppo e che ha dimostrato un sensibile miglioramento degli indici di produttività”.
Per i segretari nazionali Feneal Filca Fillea Fabrizio Pascucci, Paolo Acciai, Marinella Meschieri “l’accordo è positivo, indispensabile a rilanciare l’azienda ma soprattutto a garantire l’occupabilità e la prosecuzione della produzione in Italia attraverso il rientro dalla Romania”. “Resta però – osservano – la questione della copertura dei contratti di solidarietà. L’utilizzo di tale strumento, da noi a lungo sostenuto come alternativa ai licenziamenti, è legato alle misure di decontribuzione, su cui ad oggi non c’è copertura adeguata”. “Infatti, la Legge di Stabilità 2015 – spiegano i sindacalisti – ha stanziato soltanto 15 milioni per la decontribuzione a favore delle aziende che scelgono di applicare questo strumento, mentre le domande pervenute nel solo 2014, secondo i dati del Ministero del Lavoro, sono quantificabili in 150 milioni, 10 volte di più dello stanziamento”. A sostegno del made in Italy, il Gruppo ha previsto investimenti complessivi per 25 milioni di euro, fra marketing, ricerca, innovazione e adeguamento industriale.
“L’accordo siglato oggi è un passo importante per il pieno recupero della nostra competitività e il mantenimento dei posti di lavoro nelle nostre fabbriche italiane”, ha dichiarato il presidente e amministratore delegato Pasquale Natuzzi. “E’ il risultato di un lungo cammino, percorso da tutti gli attori della trattativa all’insegna della responsabilità e della fiducia reciproca. Noi vogliamo continuare a competere nel mondo ed esportare i nostri prodotti partendo dall’Italia: il Paese in cui continuiamo a credere e ad investire. Oggi più che mai abbiamo avuto fiducia nell’Italia, nelle capacità, nell’impegno e nella responsabilità dei nostri collaboratori, ma anche nel Governo per quanto di buono sta facendo nell’opera di modernizzazione del Paese. Benché la situazione dei mercati non sia ancora stabile e venti di guerra soffino minacciosi in aree strategiche del mondo” conclude Pasquale Natuzzi, “l’accordo siglato rappresenta un punto di partenza promettente, che ci permette di guardare al futuro – nostro e del nostro Paese – con maggiore ottimismo”.
Sin qui, le parole di azienda e sindacati. Ma come abbiamo avuto modo di spiegare più volte su queste colonne, i lavoratori della Natuzzi hanno accettato l’accordo a fronte del rischio di perdere il lavoro. Il che, pur essendo avvenuto a fronte di un referendum, lascia molto a desiderare in termini di democrazia e diritti. L’accordo infatti prevede la decurtazione dei salari, con il congelamento del 60% della retribuzione legata agli scatti d’anzianità. La riduzione del monte ore dei permessi retribuiti. L’intesa sulla riduzione del costo del lavoro prevede inoltre una diminuzione per una percentuale tra il 5 e il 6% rispetto all’attuale valore, grazie al congelamento dei permessi retribuiti (cosiddetti ROL) e appunto degli scatti di anzianità (nella misura del 60%) fino al 2018 e al contenimento e riformulazione di tutte le ore di permesso sindacali.
Un accordo che pur salvando posti di lavoro, va dunque a discapito dei lavoratori. Ed a favore dell’azienda. Ricorrendo ai contratti di solidarietà, la Natuzzi beneficerà infatti della decontribuzione prevista dalle vigenti disposizioni di legge, mentre per i dipendenti il rischio concreto è quello di aumentare i carichi di lavoro, in quanto la produzione, da sempre organizzata su otto ore di lavoro giornaliere, per la quale vi era mezz’ora di pausa retribuita, ora si svolgerà su sei ore piene, senza alcuna pausa. Inoltre la Natuzzi, quando si costituirà la new.co., potrebbe accedere ai 101 milioni di euro previsti dall’Accordo di programma sul settore del mobile imbottito sottoscritto l’8 febbraio del 2013, a fronte delle maestranze interessate, che saranno riassunte secondo le norme contenute nel Jobs Act. Questo è oggi il mondo del lavoro. Il resto sono chiacchiere e mera retorica.
Gianmario Leone