Endometriosi, Taranto Lider continua a vigilare
Il 30 Settembre 2014, con votazione unanime del Consiglio della Regione Puglia, è stata approvata la legge regionale n.40 “Disposizioni per la tutela delle donne affette dall’endometriosi”, ottimo esempio di collaborazione tra cittadini e Istituzioni, e pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 143 suppl. del 14 Ottobre 2014. La legge è stata fortemente voluta dal Comitato Taranto LIDER supportato dall’azione della consigliera Anna Rita Lemma. All’art.2 della suddetta legge “Osservatorio regionale sull’endometriosi”, il comma 6 recita: “L’Osservatorio è costituito con deliberazione di Giunta entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.”
I 90 giorni previsti dalla legge sono scaduti il 14 Gennaio 2015 e a tutt’oggi nessuna delibera di Giunta riporta l’istituzione dell’Osservatorio. Non potendo restare a guardare, in data 3 febbraio 2015 Taranto LIDER ha inviato per posta certificata, all’assessore alla Sanità Pentassuglia e al Presidente della Regione Puglia Vendola, richiesta formale di istituzione dell’Osservatorio, chiedendo il rispetto dei termini di legge anche, e soprattutto, per la definizione dei criteri e delle modalità di tenuta e rilevazione dei dati del Registro dell’endometriosi. Gli stessi devono essere indicati per legge entro il 14 Aprile 2015.La nostra istanza è stata ricevuta nella stessa data. A tutt’oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Nel frattempo, dopo un incontro chiarificatore con gli epidemiologi dell’ASL di Taranto, responsabili della “Linea 5.3 – Conduzione di studi epidemiologici” prevista dal Protocollo operativo per la realizzazione del Programma Straordinario Salute Ambiente per Taranto, coloro che attendono dalla Regione Puglia le suddette indicazioni per la stesura del Registro, il comitato Taranto LIDER ha contattato il Dott. Antonio Maiorana, Responsabile scientifico del Progetto RESET Registro Siciliano per l’Endometriosi, primo esperimento italiano di Registro endometriosi, che non manchiamo di ringraziare per le informazioni dettagliate forniteci. Obiettivo del Progetto RESET era Costruire un registro siciliano sull’endometriosi su base multicentrica regionale con la creazione di un archivio digitale via web. Riportiamo le dichiarazioni del Dott. Antonio Maiorana: “La banca dati ha consentito di ottenere dati epidemiologici e clinici di notevole rilevanza scientifica e si ritiene che contribuirà certamente ad elevare il grado di conoscenza della malattia e di conseguenza la qualità assistenziale.” Tutto ciò che auspichiamo per le donne pugliesi e di Taranto, in particolare. Esortiamo, quindi, la Giunta ad istituire immediatamente l’Osservatorio.
La legge regionale N.40 dell’8 Ottobre 2014 è, a nostro parere, un’ottima legge, ma non risponde ad una richiesta che questo comitato fece in fase di progettazione: l’esenzione dalla partecipazione al costo dei farmaci e delle prestazioni specialistiche, in relazione allo stadio della malattia. L’articolo riguardante l’esenzione non fu inserito perché essendo materia dello Stato, non si voleva rischiare l’impugnazione della legge, vanificando tanto lavoro. La Sardegna ha seguito a ruota l’esempio pugliese, facendo un passo in più, ha approvato la medesima legge il 04/12/2014, prevedendol’esenzione per le donne affette da endometriosi. A dispetto di ciò che si credeva, il governo ha deciso di non impugnare la legge della Regione Sardegna sull’endometriosi. Il testo è, quindi, pienamente operativo. Ci rivolgiamo a tutte le forze politiche in campo: chiediamo che l’esenzione dal ticket sia inserito nel programma elettorale delle prossime elezioni e che sia presto concessa alle donne affette da endometriosi il diritto a potersi curare senza dover così pesantemente incidere sul bilancio familiare.
Ricordiamo, a tal proposito, che l’endometriosi è stata recentemente inserita nei nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), nel capitolo delle malattie croniche. Da oggi, quindi, chi sarà colpito da endometriosi potrà vedersi riconosciuto il diritto di esenzione circa le cure a cui sottoporsi, solo se la Regione non sprecherà questa preziosa opportunità. I nuovi LEA adesso attendono soltanto il via libera della Conferenza Stato-Regioni per diventare attuativi.
Ora affrontiamo lo spinoso argomento del progetto di ricerca CCM (Centro Controllo delle Malattie 2013) promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e rientrante nella Macroarea 2.1 punto c del Piano Straordinario Salute e Ambiente: VALUTAZIONE DELL’ESPOSIZIONE A INQUINANTI AMBIENTALI – “Studio di biomonitoraggio e tossicità degli inquinanti nel territorio di Taranto”.
Tra le attività previste leggiamo al punto c:
- valutazione degli effetti sulla salute riproduttiva di donne in età fertile correlabili all’esposizione a inquinanti organoclorurati persistenti e IPA, con particolare riguardo all’endometriosi.
“Il progetto Studio di biomonitoraggio e tossicità degli inquinanti nel territorio di Taranto è stato approvato per un finanziamento di euro 450.000,00 nel novembre 2013. Lo studio ha l’obiettivo di verificare la correlazione tra endometriosi ed esposizione ad alcuni inquinanti ambientali, nello specifico diossine, PCB e IPA, ad elevata persistenza e tossicità in donne residenti nei comuni di Taranto e Statte. Tale indagine si propone di verificare se l’esposizione nella popolazione femminile a tali inquinanti possa essere correlata all’insorgenza di endometriosi.
A Taranto si sta replicando, con qualche lieve adattamento, uno studio condotto a Roma da un gruppo di ricercatori dell’ISS e dell’Università di Roma “La Sapienza”, tra i quali la Dott.ssa Elena De Felip, responsabile per l’ISS dello studio condotto a Taranto.
Dallo studio romano “Esposizione a inquinanti organoclorurati ed endometriosi”, leggiamo:
“(…) Inoltre, anche il tipo di endometriosi può influenzare i risultati. Heilier et al. (13) hanno trovato che le concentrazioni di PCB e composti diossina-simili nel siero sono stati associati a un rischio significativamente maggiore di sviluppare noduli del setto retto-vaginale (…) Gli Autori hanno quindi suggerito che gli organoclorurati possono causare lo sviluppo di endometriosi profonda. (…)In conclusione, gli studi eseguiti supportano l’ipotesi che l’esposizione ad inquinanti organoclorurati possa favorire la comparsa di endometriosi.”
A Taranto, più che in ogni altra realtà del territorio nazionale, questo assunto può essere verificato e l’alta incidenza della malattia a Taranto e nella sua provincia può essere imputabile all’elevata esposizione ai citati inquinanti. Non a caso nel Gennaio 2013 abbiamo presentato un esposto alla Procura.
Dal protocollo fornito alle donne reclutate leggiamo: “Si tratta di uno studio caso-controllo, che confronta un gruppo di 60-80 donne con diagnosi laparoscopica di endometriosi (casi) con un gruppo di 60-80 donne sottoposte a laparoscopia per motivi diversi (controlli)” (n.d.r.: tra i 20 e i 40 anni di età, operate dall’ultimo semestre del 2010 a tutto il 2014).
Nel mese di Gennaio 2015, in una conferenza stampa alla presenza del governatore Vendola, dell’Assessore regionale alla Salute Domenico Pentassuglia, e dei vertici locali Arpa e Asl, nella quale sono stati illustrati i primi dati sul Centro Salute e Ambiente e nel quale il suddetto studio è stato ufficialmente presentato, il Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Taranto ha dichiarato: “Le attiviste dell’associazione stanno lavorando con noi per il reclutamento delle donne per uno studio difficile ma indispensabile”. Tratto da Repubblica – Bari 19 Gennaio 2015.
In realtà, nel Settembre 2013, durante un importante convegno sull’infertilità a Taranto, dal quale sono emersi dati sconcertanti, siamo venuti a conoscenza dell’intenzione, da parte dell’ASL di Taranto, di avviare il biomonitoraggio per valutare la correlazione tra endometriosi e inquinamento. Successivamente, appena lo studio è stato finanziato e sono stati stabiliti i criteri di inclusione delle donne, abbiamo sollevato le prime perplessità. Nonostante i dubbi sul criterio di reclutamento seguito, abbiamo proposto agli stessi responsabili di avviare una campagna di adesioni allo studio, a nostre spese, per due motivi fondamentali:
- C’è un nutrito numero di donne con endometriosi gravi III – IV stadio che, recatesi al pronto soccorso per forti dolori addominali, ne sono uscite senza diagnosi o con sospetta diagnosi e che sono, poi, finite in rinomati centri privati d’Italia per la cura dell’endometriosi.
Di queste donne, residenti a Taranto, non c’è traccia nelle SDO. - Non tutte le donne contattate dall’ASL hanno dato il consenso a partecipare allo studio, per motivi personali o ideologici.
Conseguenza dei due punti succitati è il limitato numero di donne partecipanti con uno stadio grave della malattia, con endometriosi infiltrante, aspetto che a nostro parere potrebbe falsarei risultati, così come precedentemente detto nella ricerca romana della Dott.ssa De Felip. A tutt’oggi, invece, la nostra proposta è stata respinta e sappiamo che solo due delle persone da noi indicate sono state contattate.
Ora, nutriamo grande fiducia nell’operato del Dott. Stola che collabora per il reclutamento delle donne, siamo sicuri che vigilerà affinché vengano scelti i casi più gravi di endometriosi infiltrante, ma ci dispiace non aver potuto dare un contributo sostanziale al lavoro dell’ASL. Noi, questa, non la definiamo “collaborazione” e ci dissociamo pubblicamente dalle dichiarazioni pubblicate sul sito di Repubblica.
Elenchiamo brevemente le nostre riserve, nate esclusivamente da riflessioni partite da chi è affetto dalla patologia:
- I criteri di scelta delle donne sane (controlli) non ci sembrano rigorosi, perché una donna che nel 2011 abbia avuto una laparoscopia che escludeva la presenza di endometriosi, non è detto che non l’abbia sviluppata negli anni successivi. Sappiamo che la malattia può restare inattiva e invisibile per anni, soprattutto, se localizzata in organi non considerati durante la laparoscopia, come intestino, reni, vescica, polmoni.
- Attraverso la letteratura scientifica abbiamo visto come gli inquinanti oggetto dello studio vengono notevolmente “scaricati” attraverso il latte materno, motivo per il quale sono scartate le donne che hanno allattato, ma non quelle che hanno avuto dei figli. La scienza, in merito al passaggio di inquinanti al feto attraverso la placenta, non ha una posizione univoca: sappiamo che il passaggio avviene, ma non sappiamo in quale misura. Non si esclude, quindi, la possibilità che il carico presente nella donna dopo la gravidanza possa essere ridotto, anche solo lievemente. Per questo motivo abbiamo chiesto che fossero studiate solo nullipare, ma non siamo stati ascoltati. Sarebbe stato importante valutare il fattore infertilità come ulteriore livello di gravità legato alla malattia.
- Il campo di azione è ristretto alle donne residenti a Taranto e Statte e anche questo aspetto non ci sembra corretto. Ci sono donne con endometriosi gravissime, che hanno vissuto 20 anni al quartiere Tamburi o a Paolo VI e che, solo negli ultimi anni si sono trasferite nella provincia, o altrove. Queste donne sono escluse dallo studio, nonostante il loro livello di contaminazione sia certamente elevato. Abbiamo contestato anche l’aver escluso le donne di Massafra, territorio martoriato su più fronti dal punto di vista ambientale, che presenta casi molto complessi che riguardano intere famiglie. Casi molto importanti da studiare, proprio per avvalorare la teoria genica.
Il comitato si è avvalso della consulenza di esperti. A tal proposito, il comitato ringrazia la dott.ssa Daniela Spera. Taranto Lider ha dato mandato al referente scientifico della proposta divenuta legge lo scorso 30 settembre, la Dott.ssa Annamaria Moschetti, di acquisire e valutare il protocollo operativo dello studio. Ci riserviamo di rendere note le conclusioni successivamente.
NOTA STAMPA DI TARANTO LIDER