TARANTO – Da tempo abbiamo proposto a questa Amministrazione comunale, fra le altre cose, di dotarsi di un Albo delle libere forme associative e di Consulte tematiche in vari ambiti di sviluppo della città. Si tratta di strumenti già in vigore in moltissime città italiane, che agevolano la partecipazione attiva dei cittadini alla costruzione di politiche di crescita del territorio. A che punto siamo? Dalla prima richiesta ufficiale, formalizzata ormai cinque anni fa, poco o nulla si è mosso. Lo scorso anno fummo ricevuti dalle commissioni comunali competenti in materia, ossia Affari Generali e Servizi, occasione nella quale illustrammo ragioni e obiettivi della nostra proposta. Poi altri incontri con dirigenti e amministratori, fra quelli armati di maggiore volontà, anch’essi però costretti a fare i conti con una scarsissima volontà politica di aprirsi alla trasparenza e alla partecipazione.
L’Albo è un elenco di associazioni e movimenti che, rispettando determinati requisiti, possono intraprendere rapporti di collaborazione col Comune ed eventualmente anche accedere a patrocini. Oggi i rapporti fra Amministrazione comunale e associazioni e movimenti non esiste, o è lasciato alle conoscenze, a rapporti di simpatia/antipatia e al caso. Nessuna regolamentazione, nessuna limpidezza. Le Consulte invece sono delle assemblee periodiche di cui fanno parte le realtà – fra quelle iscritte all’Albo – che intendono fornire un contributo di idee per la crescita della città.
Gli ambiti più o meno ricalcherebbero quelli toccati dai vari assessorati. Come funziona oggi? Le proposte della società civile, nei rari casi in cui non trovano le porte sbarrate, sono soggette al buon cuore del politico di turno, il quale si degna di ‘concedere’ udienza al cittadino proponente, con risultati quasi sempre sterili e perdite di tempo frustranti. Il bello è che Albi e Consulte sono già previsti dal regolamento comunale (clicca QUI), ma hanno trovato attuazione solo nella Consulta delle Fragilità ed in quella dello Sport. Entrambe con norme proprie ed entrambe praticamente abbandonate all’oblìo.
Eppure i vantaggi per la città sarebbero innumerevoli: la trasparenza, l’istituzionalizzazione e la continuità nel rapporto tra Amministrazione e società civile, l’individuazione di politiche partecipate di crescita della città, la possibilità di programmare strategicamente le iniziative di interesse pubblico, la razionalizzazione delle risorse attorno ai progetti condivisi. Ma visto che non ci lasciamo scoraggiare nel pretendere una città migliore, abbiamo fornito ai decisori politici due regolamenti-quadro già belli e pronti per normare i due istituti. Abbiamo studiato i casi più virtuosi in giro per l’Italia e abbiamo steso i documenti mettendoli a disposizione di tutti i movimenti della città. Ora sarebbe opportuno che questi si compattassero per spingere insieme verso l’obiettivo, in modo da dare finalmente una casa, in contesti riconosciuti e permanenti, alle tante idee che fermentano in città.