«Per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di I grado», cadono «tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni». Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi del processo Eternit sulle morti da amianto. Ad avviso della Cassazione l’imputazione di disastro a carico dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny non era la più adatta da applicare per il rinvio a giudizio dal momento che la condanna massima sarebbe troppo bassa, per chi miete morti e malati, perchè punita con 12 anni di reclusione. In pratica «colui che dolosamente provoca, con la condotta produttiva di disastro, plurimi omicidi, ovverosia, in sostanza, una strage» verrebbe punito con solo 12 anni di carcere e questo è «insostenibile dal punto di vista sistematico, oltre che contrario al buon senso», aggiunge la Suprema Corte. «Il Tribunale ha confuso la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato – sostengono i giudici della Cassazione – la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all’evento costitutivo del disastro eventi rispetto ad esso estranei ed ulteriori, quali quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti di lesioni e di omicidio».(ANSA)