Indotto Ilva, autotrasportatori: oggi scade la tregua

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indotto tirDal dibattito interno tra gli autotrasportatori che lavorano per l’industria siderurgica ha prevalso, nelle ultime 48 ore, la linea “moderata”, che chiedeva la sospensione dei presidi davanti agli stabilimenti fino all’incontro odierno con il ministro Lupi. La manifestazione dei camion su Roma programmata per la giornata di ieri dagli autotrasportatori che lavorano con l’Ilva non c’è stata. Lo ha stabilito la maggioranza delle stesse imprese, che hanno accolto l’invito del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, e di alcune associazioni di categoria di sospendere le azioni di protesta fino all’incontro tra le parti. Restano comunque i presidi davanti agli impianti di Taranto, Novi Ligure e Mestre.

Se nella giornata dell’incontro non emergerà in tutta evidenza la soluzione della pre-deducibilità, della sospensione dei versamenti (Iva, Irpef, etc) e della messa a disposizione di risorse che coprano almeno in parte i crediti pregressi, così come annunciato dal sottosegretario Del Rio, la risposta della categoria sarà immediata ed inevitabilmente destinata ad inasprirsi”, ha dichiarato Paolo Uggè, presidente Fai Conftrasporto e vicepresidente Confcommercio

Anche la sigla Anita (la più antica associazione di imprenditori dell’autotrasporto merci in Italia) fa sapere che le manifestazioni di protesta sono attualmente sospese. Si tratta di una dimostrazione di fiducia che potrebbe aprire uno spiraglio nella vicenda. “Ci aspettiamo – si legge, infatti, in una nota pubblicata sul sito – che dall’incontro emerga con evidenza la soluzione della prededucibilità dei crediti degli autotrasportatori, della sospensione dei versamenti fiscali e previdenziali e dello stanziamento di risorse che coprano, quantomeno in parte, i crediti maturati. In caso contrario – prosegue l’associazione – la reazione della categoria sarà immediata e destinata ad inasprirsi”.

Il blocco attuati dagli autotrasportatori nelle ultime settimane e il fermo delle navi della società hanno causato l’intasamento dei magazzini degli stabilimenti di Taranto, Novi Ligure, Genova e Marghera. L’Ilva ha uno stock di ben 500mila tonnellate, di cui 200mila a Taranto, come riferisce il Sole24Ore. Il blocco dei trasporti ha interrotto anche l’approvvigionamento delle materie prime, causando il fermo di alcuni impianti produttivi, come il treno lamiere 2, il treno nastri 1 e il tubificio 2 di Taranto. A marzo la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare, perché è previsto il fermo dell’altoforno 5 per i lavori di ristrutturazione imposti dall’AIA. Questo altoforno produce il 40% della ghisa che esce dallo stabilimento pugliese e la sua chiusura (che potrebbe durare per tutto il 2015) si affianca a quella dell’altoforno 1 (che potrebbe tornare attivo ad agosto). Sono invece ancora attivi gli altoforni 2 e 4.

Intanto nella giornata di ieri, all’indomani della seduta del consiglio comunale nel corso della quale c’è stato un confronto con gli autotrasportatori Ilva, si era deciso di ritirare la mozione sull’indotto del siderurgico, con la quale si sollecitavano i sindaci delle altre città sedi di stabilimenti Ilva a chiedere ed ottenere dal Governo risposte adeguate alla grave situazione, portando la discussione in commissione Attività Produttive avvenuto nella mattina di ieri.

All’incontro hanno partecipato i consiglieri comunali appartenenti alla CAT, una rappresentanza di autotrasportatori unitamente al sindacato Sna Casartigiani ed il direttore di Confindustria Taranto. Durante la riunione della commissione consiliare, è stato prodotto un documento unitario e condiviso da tutte la parti, che verrà portato quest’oggi all’attenzione del Governo e del ministro Lupi, prima dell’avvio dei lavori previsti per questo pomeriggio.

Diverse le posizioni espresse nell’incontro di ieri mattina. Da un lato Confindustria Taranto apprezza lo sforzo del Comune, mantenendo una posizione di rigidità nei confronti del governo che “è sordo e rigetta le nostre istanze”. Vladimiro Pulpo, rappresentante dei trasportatori che lavorano con l’Ilva, associati a Confindustria Taranto, ha invece sottolineato la “poca coerenza tra l’entusiasmo del Sindaco e la realtà dei fatti”. Lo stesso Pulpo si è detto convinto che nell’incontro odierno a Roma non saranno trovate soluzioni immediate per risolvere la vertenza degli autotrasportatori Ilva. Non disdegnando una tirata d’orecchie ai politici presenti: “Vi siete ricordati troppo tardi, ed onestamente non capisco il senso di questo incontro. I tempi sono oramai ristrettissimi e noi autotrasportatori non abbiamo altre soluzioni se non il pagamento immediato dei nostri stipendi”. Pulpo ha ricordato che “il campanello d’allarme l’abbiamo lanciato lo scorso 1 agosto quando marciammo con Confindustria, l’unica che ci ha sempre rappresentato. Oggi è troppo tardi, e non ci resta che celebrare il funerale della siderurgia tarantina ed il fallimento per 20mila dipendenti, tra indotto e diretti”.

Al termine dell’incontro, con il documento redatto in commissione, gli autotrasportatori “accettano la prededuzione per rientrare nella strategicità delle imprese all’interno dell’Ilva, ma pretendiamo – ha dichiarato Giacinto Fallone in rappesentanza dei camionisti – un emendamento che ristori tutti i nostri crediti pregressi”. Con la minaccia che se anche dal vertice odierno non si otterrano i risultati sperati, la situazione in città potrebbe degenerare e la protesta inasprirsi ulteriormente. “Se voi credete in quello che state proponendo per Taranto – ha dichiarato Pulpo ai consiglieri comunali – noi ci fidiamo e siamo disposti ad interrompere la mobilitazione. Ma se non ci saranno soluzioni adeguate alle nostre esigenze, le nostre imprese falliranno e voi dovrete avere il coraggio di dimettervi”. Difficilmente accadrà l’uno e l’altro.

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