La produzione dell’Ilva di Taranto, che ora si attesta sulle 16mila tonnellate giornaliere di ghisa, potrebbe dimezzarsi in caso di contemporaneo fermo degli altiforni 5 e 1. E questo, di conseguenza, potrebbe aumentare il numero degli ammortizzatori sociali. Nello stabilimento, secondo fonti sindacali, circola con insistenza la voce della possibile chiusura anticipata “intorno al 19 marzo” dell’Afo5 rispetto al fermo programmato di giugno (come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno di Taranto). L’impianto, che garantisce il 40 per cento della produzione di ghisa, necessita di interventi di ristrutturazione nell’ambito delle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale. Se non dovesse essere riavviato l’Afo1, ancora in manutenzione, la produzione (già ridotta per il calo degli ordinativi) si ridurrebbe drasticamente. Sempre a marzo dovrebbe avvenire il passaggio dell’Ilva in amministrazione straordinaria nella new company. “Se dimezza la produzione – dice all’ANSA Vincenzo Castronuovo della Fim Cisl di Taranto – il rischio è che venga dimezzata anche la forza lavoro. Fino a questo momento si parla solo di indiscrezioni, ma nei prossimi giorni (il 28 febbraio) incontreremo l’azienda per fare il punto della situazione”. Attualmente l’Afo5, a cui è collegata anche l’attività di Acciaierie e Colate continue, produce 7800-8mila tonnellate al giorno di ghisa, l’Afo4 4500 tonnellate, e l’Afo2 4200 tonnellate. A fine mese scadono anche i contratti di solidarietà che per un anno, a rotazione, hanno interessato un massimo di 3550 dipendenti. Se saranno fermi contemporaneamente due Altiforni il numero di lavoratori sottoposti agli ammortizzatori sociali crescerà? “Questo – conclude Castronuovo – è ovviamente possibile. Bisognerà ridiscutere i contratti. Noi attendiamo, comunque, notizie ufficiali”.