Il gruppo Cinque Stelle presenta in aula una questione pregiudiziale al decreto Ilva. «Il diritto alla salute evidentemente non è una prerogativa del governo Renzi – attaccano Girotto e Castaldi – la politica non può far pagare ai cittadini la propria incapacità di gestire una situazione delicata come il disastro ambientale di Taranto. Una delle principali criticità – affermano i pentastellati – è per noi rappresentata nel controverso limite dell’80% delle prescrizioni ambientali (A.I.A) che l’Ilva deve attuare entro luglio di quest’anno. Nella concezione del Pd, l’80% è diventato un dato meramente numerico andando in direzione diametralmente opposta a quanto richiesto in audizione dall’Autorità giudiziaria competente. Questo si tradurrà per l’anno in corso in una attività di prescrizioni puramente formali a scapito di quelle importante e decisive per la salute dei cittadini. In poche parole con l’approvazione dell’emendamento Fabbri apporre un cartello di pericolo equivale a coprire i parchi minerali da cui provengono le polveri sottili che stanno uccidendo tanti tarantini. In questo modo la tutela della salute pubblica e dell’ambiente diventa un fatto facoltativo e non vincolante – insistono Girotto e Castaldi – si potrà dare avvio alle prescrizioni meno costose, meno impegnative ma anche meno efficaci per salvaguardare i cittadini di Taranto. L’esecutivo – concludono – deve assumersi le proprie responsabilità e obbligare la gestione commissariale a fare presto. Le prescrizioni ambientali non sono più rinviabili».