Alla richiesta del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, di sospendere lo stato di agitazione in attesa dei provvedimenti sui crediti, un portavoce degli autotrasportatori invece ha rilanciato: il 17 febbraio, cioè domani, tutti a Roma con i camion. E da oggi, alla portineria C dell’Ilva, sarà ulteriormente diminuito il numero dei camion in transito: dai 20 della scorsa settimana ai 10 di oggi.
L’autotrasporto del siderurgico non ha di fatto accettato la tregua proposta dal Governo, che venerdì ha annunciato fondi per l’Ilva e l’inserimento dell’autotrasporto tra i creditori strategici. “L’autotrasporto è considerato un servizio importante e sarà pagato entro breve tempo, forse entro il 5 marzo” hanno dichiarato venerdì vari esponenti politici. Ciò potrebbe avvenire attraverso un emendamento alla conversione il Legge del Decreto Ilva che assegnerà agli autotrasportatori lo stato di “fornitori strategici” e potranno così ottenere anche la pre-deducibilità dei crediti.
“Prevedere la pre-deducibilità dei crediti per le imprese di autotrasporto che lavorano per l’Ilva e che dall’aprile 2014 non vengono pagate è un primo passo, che non possiamo non commentare positivamente, ma non può certamente bastare”, ha commentato Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto, sul sito web dell’associazione. “Chiediamo segnali più forti e concreti, che riguardino la sospensione dei versamenti fiscali e previdenziali e la messa a disposizione di risorse”. Uggè ricorda anche che l’Ilva non paga gli autotrasportatori da otto mesi e vende i prodotti franco fabbrica. “In questo modo, l’azienda riceve regolarmente il pagamento del trasporto, dimenticandosi però di trasferirlo ai vettori”.
Alla richiesta del Ministro alle Infrastrutture Lupi, che nelle veci del Governo ha chiesto ai rappresentanti dell’indotto di bloccare le proteste previste per oggi, sostenendo che il Governo è direttamente impegnato sulla soluzione del caso e che con un po’ di pazienza e cooperazione la situazione si risolverà, è arrivata in contro battuta la risposta di Martino Greco, segretario provinciale Ugl Logistica e Viabilità, uno dei tre portavoce della protesta degli autotrasportatori dell’Indotto Ilva. Greco ha dichiarato insoddisfazione nelle risposte del Governo, annunciando che non solo non bloccheranno la protesta, ma domani probabilmente saranno a Roma con i loro tir, non escludendo che possano bloccare i rifornimenti dell’Ilva.
“Sono ormai otto mesi che gli autotrasportatori prestano il loro lavoro gratis e se le mobilitazioni dovessero continuare, si verrebbe a spezzare una catena fondamentale per l’intero manifatturiero italiano dichiara Greco -. In aggiunta è da considerare che l’Ilva sta già affrontando un grave problema di liquidità: se in aggiunta venissero impedite anche le spedizioni e le conseguenti fatturazioni, si possono ben immaginare le conseguenze”. Ad ogni modo l’Ugl pur rimanendo vicina agli autotrasportatori, contemplando e sostenendo le loro giuste richieste, apprezza lo sforzo del Governo, partecipando ad una convocazione con le associazioni di categoria mercoledì 18 febbraio alle ore 14 presso il Ministero delle Infrastrutture, al fine di esaminare le problematiche inerenti ai rapporti tra le imprese di autotrasporto e l’Ilva. “Tuttavia, resta la volontà di continuare la protesta in maniera forte, finché non ci sarà una data certa per i pagamenti”, come ha già detto giorni fa Benedetto Dima vicesegretario della federazione metalmeccanici Ugl, in merito al confronto a Palazzo Chigi per la tutela dell’indotto Ilva, la buona volontà non basta.
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