Ilva, Tamburi, bonifiche e lavoro: tra smemorati e buffoni di corte

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casereo tirPoi, perché non dire con chiarezza quante ditte sono del tarantino e quante di altre province e regioni? Anche solo per capire con chiarezza di cosa si parla quando si dice che se fallisce l’indotto dell’Ilva fallisce l’intera economia tarantina? Inoltre, ci piacerebbe sapere quali sono i lavori svolti dalle ditte dell’indotto e dell’appalto nell’ambito delle prescrizioni Aia, per i quali si vantano crediti da parte delle due direzioni commissariali dell’Ilva. In quali impianti eventualmente sono stati svolti? E per quali importi? E da quali aziende sono stati realizzati?

Perché si sono firmati contratti con i commissari Ilva pur sapendo che la società non aveva la liquidità necessaria per pagare il dovuto in futuro? Siete così sicuri di essere delle vittime che si sono “fidate” dello Stato? Oppure, anche voi avete volontariamente fatto in modo di trovarvi in questa situazione? Non pensiamo di aver posto domande peregrine o chissà quanto scomode. O dobbiamo pensare che tutto questo non viene chiarito perché potrebbe creare non pochi problemi a Confindustria, ai sindacati (Uilm e Fim) silenziosamente complici di questa situazione e ai tanti politici che si sono schierati in difesa dell’indotto e dell’appalto Ilva, dimenticando che tutte le parti in causa, sino all’altro giorno, non si sono mai interessate del presente e del futuro economico, sociale e politico di questa città a cui oggi chiedono, con grande ipocrisia e sfacciataggine, “solidarietà”?

Vedete, non siamo tutti uguali in questo mondo. Non tutti abbiamo amicizie e legami da difendere e mantenere ad ogni costo. Non tutti abbiamo scheletri nell’armadio e la paura di  spingerci oltre. Non tutti siamo stati complici di quanto avvenuto in questa città negli ultimi cinquant’ anni. C’è qualcuno che ha provato a fare sempre il proprio dovere. Andando contro tutto e contro tutti. Informando e denunciando, senza soluzione di continuità. E oggi può camminare a testa alta e guardare tutti negli occhi, nessuno escluso. Infine, diamo un consiglio ai protagonisti di certe sceneggiate: è meglio non esagerare perché a Taranto c’è chi ha una grande memoria storica e può farvi fare davvero delle brutte figure. Questo sì che sarebbe un gran “peccato”. O no?

Gianmario Leone (per InchiostroVerde)

 

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