ALESSANDRIA – La protesta divampa anche al Nord. Gli autotrasportatori, che attendono da sette-otto mesi i pagamenti dell’Ilva, oggi hanno protestato con un corteo di 57 tir che, partito dallo stabilimento alla periferia di Novi, ha viaggiato a velocità lumaca fino a Serravalle. Le ditte locali che trasportano il 60-70% del prodotto in uscita dall’Ilva di Novi e Genova, sono in credito di diversi milioni. «In queste condizioni – ha spiegato Luciano Bergadano, presidente provinciale Fai – saremo costretti a licenziare». A rischio ci sono 250 posti di lavoro. Per quanto riguarda Taranto, persiste il presidio con i tir davanti al varco C dell’Ilva. Già da ieri è stato ridotto a 20 il numero dei mezzi a cui viene consentito il passaggio dalla portineria imprese per il trasporto delle materie prime. Se non arriveranno risposte certe, i camionisti non escludono il blocco totale dei rifornimenti. Difficilmente, però, gli autotrasportatori potranno ottenere garanzie prima di venerdì prossimo, quando è previsto un nuovo vertice a palazzo Chigi. Inoltre, si attende l’approvazione degli emendamenti che riguardano l’indotto e la conversione in legge del decreto. «Noi non daremo tregua allo Stato italiano – ha annnunciato Giacinto Fallone, uno dei portavoce della protesta – fino a quando non riceveremo i nostri denari, prodotti da servizi di autotrasporto ineccepibile. Abbiamo ricevuto vagonate di promesse vuote, ma ora necessitano fatti che si chiamano bonifici». (ANSA)