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Che fine farà Alenia? – Il piano industriale di Finmeccanica non chiarisce i dubbi sul futuro

TARANTO – E’ stato presentato mercoledì a Londra, il piano industriale di Finmeccanica per il periodo 2015-2019, approvato il giorno prima dal Cda. Mauro Moretti, amministratore delegato del gruppo, ed il   Chief Financial Officer, Gian Piero Cutillo, hanno svolto una presentazione di quasi due ore per illustrare il nuovo corso di Finmeccanica alla comunità finanziaria. I mercati sembrano aver gradito il piano, visto che le azioni di Finmeccanica sono infatti salite del 3,3%.

Ma cosa dice realmente il piano industriale studiato da Moretti (elaborato con il supporto di McKinsey, la stessa società che affiancò l’ex commissario Ilva Enrico Bondi nella realizzazione del piano industriale 2014-2020 per il siderurgico tarantino che però non ha mai visto la luce) soprattutto in merito all’Alenia Aermacchi che ci riguarda molto da vicino? Sicuramente che il vero anno di svolta per Finmeccanica sarà proprio il 2015: “La guidance sui Ricavi 2015 – si legge in una nota – riflette una riduzione di perimetro pari a circa 500 milioni di euro” dovuta principalmente “al trasferimento di attività passanti sul contratto B787 da Alenia Aermacchi a Boeing” per una somma pari a circa 300 milioni di euro. Fattore già conosciuto a Grottaglie, visto che nei mesi scorsi era avvenuta la cessione di alcuni lavori alla Boeing.

E’ chiaro, da una prima lettura del piano industriale, che le intenzioni siano quelle di tagliare. L’Ansaldo Breda in primis. Le fabbriche ferroviarie italiane saranno cedute. Meno chiaro è il futuro delle attività manifatturiere di Alenia. “ATR – ha detto Moretti durante la conference call – ha buone commesse, ma i costi di produzione sono troppo alti”. Il che significa soltanto una cosa: che anche in questo settore ci saranno dei tagli. Che però non è chiaro chi riguarderanno e in qual misura. Alcuni rumors delle ultime ore parlano della cessione di Alenia Capodichino, dove si produce la fusoliera del velivolo da trasporto militare ‘C27J’. Il problema però, è che i vertici di Finmeccanica non sono entrati nei dettagli degli stabilimenti locali. Finmeccanica punterà soprattutto su Agusta e su Selex. “Anche su Alenia punteremo – hanno detto – ma in questo caso ci sarà bisogno di maggiore competitività”. Che vuol dire tutto e niente.

A scanso di equivoci e per evitare di diffondere voci infondate e incontrollate, ieri il ceo di Airbus Group, Tom Enders, ha dichiarato che Finmeccanica non ha stabilito alcun contatto ufficiale con Airbus Group per un’eventuale acquisizione di una quota maggiore di ATR, costruttore di velivoli regionali oggi joint venture paritaria tra Alenia Aermacchi e il gigante europeo dell’aeronautica. “È un discorso teorico, perché al momento nessuno ci ha contattato su questo tema”, ha spiegato, sottolineando che “Finmeccanica deve ancora definire la strategia da perseguire, ha avuto un cambio al vertice l’anno scorso, e deve esaminare alcuni elementi”.

E’ così che prende nuovamente piede un’ipotesi circolata già nei mesi scorsi. Da tempo infatti, molti temono la dismissione graduale del settore aviostrutture. La Boeing tempo addietro sostenne però di non avere intenzione di interrompere partnership con Alenia Aermacchi garantendo la fase produttiva. Cosa che interessa non poco lo stabilimento grottagliese che lavora in esclusiva per Boeing, per la produzione delle sezioni delle fusoliere del Boeing 787 Dreamliner. Attualmente a Grottaglie si producono dieci sezioni di fusoliere al mese, ma gli obiettivi sono quelli di aumentare la qualità e le efficienza delle lavorazioni. Si parla di un progetto che prevede 950 ordini e che potrebbe dare lavoro per i prossimi 40 anni. Il Dreamliner è un progetto “innovativo in grado di creare benefici a tutto il comparto aeronautico e all’indotto che si crea. In Puglia si è fatta una scelta ben precisa: puntare su un settore del futuro. L’intero ciclo del 787 a porterà la fabbricazione di non meno di 2.500-3.000 unità” sostenne un paio di mesi fa Antonio De Palmas, presidente di Boeing Italia. Per questo, in caso di disimpegno o altro da parte di Finmeccanica, non è escluso che la stessa Boeing possa decidere di rilevare l’impianto jonico.

Gianmario Leone

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