Legambiente ha supportato la propria richiesta con ampia documentazione della propria attività di sensibilizzazione, denunzia e protesta relativa allo stabilimento ILVA di Taranto ed alle altre fonti inquinanti dell’area industriale, svolta, spesso in solitudine, negli anni oggetto del processo (dal 1995 al 2002) e fino ai giorni nostri. Di fatto l’associazione ha svolto un ruolo di supplenza, assumendo sulle proprie spalle di associazione ambientalista, basata esclusivamente sul contributo volontario degli iscritti, il peso della contrapposizione con un colosso imprenditoriale di caratura internazionale.
Legambiente ha sottolineato che le somme che saranno eventualmente percepite a titolo di risarcimento saranno tutte reimpiegate per interventi di risanamento e riqualificazione nel territorio di Taranto, ad esempio in progetti di riqualificazione di aree urbane, di sostegno alla raccolta differenziata, nell’acquisto di macchinari per il controllo delle emissioni inquinanti, o ancora in interventi per il miglioramento della qualità dell’aria con l’acquisto di mezzi non inquinanti a supporto delle società di trasporto pubblico locali. La prossima udienza del processo è stata fissata al 28 aprile.
NOTA STAMPA DI LEGAMBIENTE
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