E dove le parole di Guidi hanno acquistato il senso della sfida da cogliere: sì, grazie all’agricoltura, innovativa e sostenibile per l’ambiente, è possibile riprendersi in mano il proprio futuro. Tesi sposata in pieno da Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto: «La presenza del presidente Mario Guidi a Taranto, per la prima volta, rappresenta un importante segnale per questo territorio in un momento di forte criticità: l’agricoltura può e deve essere uno dei fattori fondamentali per il rilancio dell’intera economia ionica».
Una linea che, però, deve avere ben presente le criticità da cui si riparte. Un concetto su cui Donato Rossi, presidente della Federazione Nazionale Olivicola di Confagricoltura, ha ricordato d’essersi confrontato pochi giorni fa col ministro Maurizio Martina al Tavolo di settore: «Quello olivicolo è un settore di primaria importanza che combatte, da sempre, contro grandi criticità strutturali. A ciò – ha sottolineato – si aggiunga la grave problematica di un’annata condizionata da maltempo e fitopatie, che ha falcidiato la produzione. Per questo serve un piano urgente a sostegno del settore». Un piano che, stando a quanto concordato col ministro, si muoverà su quattro linee programmatiche: qualificazione del prodotto; miglioramento della strutturazione di filiera; più efficace politica di comunicazione; introduzione di elementi innovativi, guardando ad Expo2015.
Temi di stringente attualità e sviluppi più a lungo termine su cui gli esperti hanno offerto interessanti spunti di riflessione. Alessandro Pantano, responsabile dell’ufficio Ambiente di Confagricoltura, ha allungato lo sguardo sulla sostenibilità: «A partire da settembre 2015 – ha detto –, a seguito dell’approvazione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, gli Obiettivi di sviluppo del millennio (MDGs) verranno sostituiti dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). Tra questi, di particolare rilievo è il secondo obiettivo: “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e il miglioramento della nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile”. L’agricoltura italiana ha già da tempo imboccato la strada della sostenibilità, ottenendo diversi risultati». «Ora, in un mondo dove la popolazione è in costante aumento – ha continuato Pantano – occorre favorire la produzione e la produttività, rendendo il sistema agricolo più resiliente ai cambiamenti ambientali in corso ed incentivando un’agricoltura a bassi impatti che si inserisce a pieno titolo nelle strategie europee che puntano sempre di più verso modelli di crescita sostenibile».
Salvatore Camposeo, docente di Arboricoltura generale e professore aggregato di Olivicoltura dell’Università di Bari, ha quindi chiarito nel suo intervento che «l’innovazione in olivicoltura costituisce una urgenza improcrastinabile», proponendo «alcune strategie di intervento per rispondere alla domanda di come innovare questo settore produttivo strategico, regionale e nazionale, oggi in grave crisi». «Il mio intervento – ha sottolineato – parte dall’analisi dei diversi sistemi colturali olivicoli, ognuno dei quali pone problematiche ed offre opportunità, non solo di tipo tecnico ma anche imprenditoriale. La sostenibilità delle olivicolture è valutata, infatti, sotto il triplice aspetto agronomico, economico ed ecologico, attingendo alle conoscenze scientifiche acquisite. Le conclusioni avanzano proposte operative al mondo produttivo, illustrano percorsi istituzionali e indicano fabbisogni di ricerca scientifica».
Al convegno, moderato da Carmine Palma, direttore Confagricoltura Taranto, sono intervenuti Raffaele Maiorano, presidente Giovani di Confagricoltura Anga, Umberto Bucci, presidente Confagricoltura Puglia, Onofrio Giuliano, componente Giunta Confagricoltura, Pantaleo Greco, presidente Aprol Lecce, Luigi Sportelli, presidente Camera di Commercio Taranto, Lelio Miro, presidente Banca di Taranto, e Antonio Prota, presidente Gal Colline Joniche.
Con 150 milioni di piante di olivo, va ricordato, l’Italia è il secondo Paese olivicolo in Europa dopo la Spagna; la principale regione olivicola italiana è proprio la Puglia: la nostra regione “conta” 60 milioni di piante, il 32% degli ettari coltivati a olivo in Italia e oltre il 40% della produzione nazionale di olio d’oliva. Un settore che vale, alla pianta, circa 2 miliardi di euro e che, in valore aggiunto, tocca i 10 miliardi. Una ricchezza che il mondo c’invidia: oltre 300 cultivar diverse, ossia una straordinaria biodiversità che permette di produrre olii d’oliva che non hanno eguali. Al netto delle imitazioni, di cui è per primo il nostro palato a diffidare.
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