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Natuzzi, un “sì” sofferto – I lavoratori approvano l’accordo del 13 gennaio con molti mal di pancia

TARANTO – Hanno votato ed accettato l’accordo sottoscritto il 13 gennaio scorso a Roma da azienda e sindacati. Nei cinque stabilimenti della Natuzzi, i voti favorevoli sono stati 1042 su un totale di 1101 votanti, per una percentuale del 94,6%. Hanno dunque accettato, pur di non perdere il lavoro, un accordo che prevede la decurtazione dei salari, con il congelamento del 60% della retribuzione legata agli scatti d’anzianità. E la riduzione del monte ore dei permessi retribuiti. L’intesa sulla riduzione del costo del lavoro prevede infatti una diminuzione per una percentuale tra il 5 e il 6% rispetto all’attuale valore, grazie al congelamento dei permessi retribuiti (cosiddetti ROL) e appunto degli scatti di anzianità (nella misura del 60%) fino al 2018 e al contenimento e riformulazione di tutte le ore di permesso sindacali.

Gli esuberi strutturali passano da 1.506 (definiti a ottobre 2013) a 534. Il nuovo organico in Italia sarà, quindi, composto da 1.800 dipendenti (dagli attuali 2.334), per i quali (operai e impiegati) l’accordo prevede l’applicazione del contratto di solidarietà. La restante parte verrà affidata alla tutela della cassa integrazione guadagni. Da 900 dipendenti (su un totale di 1.909) previsti dal piano industriale, si è giunti ad un numero di 1.500 lavoratori in solidarietà, di cui 1.400 da subito e altri 100 con gradualità entro il 2017, “recuperando” così 600 lavoratori dalla Cigs. Proseguono: Altri 100 lavoratori saranno, chissà quando, collocati in nuove società create sul territorio entro il 2015. Per i 309 lavoratori rimanenti, proseguirà invece la ricerca di nuove aziende, così come previsto dall’accordo di programma. Per questi lavoratori è prevista la Cigs a zero ore con possibilità di accedere alla mobilità volontaria con incentivi.

Un accordo che pur salvando posti di lavoro, va a discapito dei lavoratori. Ed a favore dell’azienda. Ricorrendo ai contratti di solidarietà, la Natuzzi beneficerà della decontribuzione prevista dalle vigenti disposizioni di legge, mentre per i dipendenti il rischio concreto è quello di aumentare i carichi di lavoro, in quanto la produzione, da sempre organizzata su otto ore di lavoro giornaliere, per la quale vi era mezz’ora di pausa retribuita, ora si svolgerà su sei ore piene, senza alcuna pausa. Inoltre la Natuzzi, quando si costituirà la new.co., potrebbe accedere ai 101 milioni di euro previsti dall’Accordo di programma sul settore del mobile imbottito sottoscritto l’8 febbraio del 2013, a fronte delle maestranze interessate, che saranno riassunte secondo le norme contenute nel Jobs Act.

Del risultato uscito dal le votazioni dei lavoratori, esultano Filca Cisl e Feneal Uil Puglia. “I lavoratori hanno premiato la nostra volontà di consentire il rientro in azienda di 500 persone e di risparmiare sul costo del lavoro, senza sostanziali ripercussioni per i dipendenti. Insieme all’azienda vogliamo vincere questa scommessa per tornare ad essere competitivi entro il 2018” sostengono.

Tra gli altri provvedimenti previsti dall’accordo, la costituzione di un comitato consultivo, che viene informato sulle decisioni strategico-finanziarie del gruppo, e il rientro dalla Romania di produzioni precedentemente delocalizzate. “Il comitato consultivo – sostengono – non è forse quello presente in Germania, ma si tratta comunque del primo caso in Italia, e questo è per noi motivo di orgoglio e responsabilizza le parti sindacali che ne faranno parte. Ma anche il rientro in Italia delle produzioni rumene è una vittoria senza precedenti”. Ora “l’obiettivo, infatti, è quello di dare respiro e nuove opzioni anche ad altri 500 lavoratori”. Oggi azienda e sindacati si rivedranno per mettere nero su bianco l’accordo ed approvarlo in via definitiva. C’è poco di cui esultare.

Gianmario Leone

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