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La minaccia di Confindustria: “Senza garanzie bloccheremo l’Ilva”

Il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi ha incontrato nel pomeriggio i rappresentanti delle aziende dell’indotto Ilva che stanno manifestando davanti a Montecitorio. Le 250 imprese dell’indotto temono il blocco dei pagamenti che seguirà al passaggio di Ilva in amministrazione straordinaria. L’Ilva è esposta con le aziende di Taranto per 200 milioni di euro (150 milioni dei quali scaduti). “Sono a rischio 5.000 famiglie e il sistema industriale della città” ha detto il presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo. “Nonostante le rassicurazioni verbali non abbiamo nessuna certezza di rientrare fra i debitori strategici dell’Ilva che, come prevede la legge Marzano, saranno ristorati al 100%” spiega Vincenzo Cesareo. “Apprezziamo gli sforzi del governo e dell’attuale management – ha aggiunto Cesareo – ma ad oggi non abbiamo garanzie e se questa non arriveranno non ci resterà che mettere in libertà i nostri dipendenti perché non possiamo pagarli e d’altra parte non si può lavorare gratis”. La situazione a Taranto è sempre più esplosiva, il decreto Ilva-Taranto, varato dal Cdm alla vigilia di Natale, con la conseguente messa in procedura fallimentare del polo siderurgico, rischia nell’immediato di portare il sistema industriale tarantino al default.

Fino ad oggi – ha aggiunto Cesareo – tutte le opere di ambientalizzazione previste dall’Aia le hanno fatte e pagate le aziende tarantine e per questo siamo esposti per 200 milioni”. Da quando è in gestione commissariale l’Ilva ha sempre pagato con estremo ritardo a sette, otto mesi, ma pagava. Gli ultimi arretrati per dare gli stipendi di dicembre e le tredicesime ai lavoratori dell’indotto sono arrivati a fine anno per un ammontare di 10 milioni di euro. Fino ad ieri le aziende di Taranto lavoravano per un’Ilva gestita da un commissario straordinario governativo. Ora con l’amministrazione straordinaria si passa a una procedura fallimentare nella quale non tutti i debitori vengono ristorati e non tutti lo sono allo stesso modo. “Se non avremo garanzie certe – dice Cesareo – bloccheremo l’Ilva di Taranto, non facciamo più entrare né uscire nessuno. I sindacati condividono la nostra preoccupazione”. Ora Confindustria Taranto e gli imprenditori industriali attendono notizie dal governo. Durante l’incontro il Ministro ha assicurato, anche durante l’imminente avvio della fase di procedura di amministrazione straordinaria, la massima disponibilità a tutelare i crediti maturati dalle aziende dell’indotto attraverso tutte le forme che potranno essere attuate.

Gli imprenditori che sono scesi in piazza a Roma, hanno tutta la mia solidarietà. Da tempo auspico e invoco una soluzione in grado di evitare un disastro che troppo facilmente avevo già annunciato”. È il commento del Senatore Dario Stefàno alla notizia della manifestazione in mattinata nei pressi di Montecitorio degli oltre 200 imprenditori dell’indotto metalmeccanico e edile di Taranto. “Con il ricorso all’amministrazione straordinaria per l’Ilva, previsto dall’ultimo decreto legge del Governo, i crediti che le aziende dell’indotto vantano nei confronti del colosso siderurgico tarantino rischiano di essere di colpo azzerati. Non serve una laurea speciale per capire che ciò avrà risvolti più che negativi per quanto riguarda la vita e le attività delle imprese con insopportabili ripercussioni sui livelli occupazionali. Uno scenario che, proprio ora, non ci possiamo permettere”.

Tutti gli ultimi governi – continua Stefàno – hanno dichiarato di voler far ripartire il Paese partendo dalle risorse e dalle potenzialità del Sud. Io non voglio abituarmi ad ascoltare i proclami dei governi appena insediati per poi assistere ogni volta a misure che penalizzano ulteriormente le nostre già provate realtà. L’incontro accordato dal Ministro Guidi alla delegazione di Confindustria Taranto spero non sia solo un incontro di rito ma sia l’occasione per vedere finalmente stabiliti gli obiettivi e gli strumenti necessari per l’effettiva tutela e il reale rilancio dell’Ilva e del suo indotto”. “Taranto, e più in generale la Puglia, hanno già pagato a caro prezzo – conclude Stefàno – le scelte sbagliate della politica industriale degli ultimi anni. Finora non mi sembra che i governi abbiano intrapreso la strada giusta per risarcire una comunità che merita molto di più e per dare un’altra chance a questo nostro territorio”.

Da quando l’Ilva è stata commissariata, il 5 giugno 2013 con Bondi e il 6 giugno 2014 con Gnudi, gli imprenditori e i lavoratori dell’indotto hanno continuato a rifornire costantemente l’azienda, spesso su esplicita richiesta dello Stato, pur sapendo che era una situazione a rischio. Adesso che l’Ilva è in amministrazione straordinaria non si può dire alle stesse aziende che i crediti per tutte le attività effettuate nei mesi scorsi non li rivedranno più. È inaccettabile, mi auguro che il governo dia delle risposte chiare e in Parlamento faremo in modo di correggere il decreto”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio, incontrando gli oltre 200 imprenditori dell’indotto Ilva che oggi stanno manifestando a Roma. Boccia che già più volte aveva manifestato perplessità sulle caratteristiche del Decreto Ilva, ha garantito ai manifestanti che “non si può più dare deleghe in bianco a nessuno. Il Parlamento dovrà intervenire con numerose correzioni, per garantire che il decreto vada, effettivamente, nella direzione di un intervento straordinario e organico per lo sviluppo di Taranto e della siderurgia italiana”.

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