TARANTO – Ieri, le commissioni Industria e Ambiente del Senato hanno ascoltato, nell’ambito dell’esame del decreto legge su Ilva e Taranto, il commissario per le bonifiche di Taranto e Statte Vera Corbelli. Per quanto riguarda gli aspetti prettamente economici, la Corbelli ha fatto sapere che nella contabilità del commissario sono stati resi disponibili solo 65 milioni, mentre l’intervento al centro del protocollo del 2012 per Taranto ne stanzia 390 milioni. Tali fondi saranno tutti utilizzati per gli interventi più urgenti, in parte già avviati. Ovvio il riferimento ai lavori di riqualificazione delle cinque scuole del quartiere Tamburi di Taranto. Com’è noto si è dato avvio alla «caratterizzazione del sito» e alle gare di appalto. Anche per l’area di Statte sono state avviate le indagini, mentre l’autorità portuale sta facendo partire le opere sul porto. Fin qui gli interventi «a breve». Nel medio periodo l’obiettivo del commissario è intervenire anche nel mar Piccolo di Taranto, a partire dal primo seno, off limits per la mitilicoltura dal luglio del 2011. Poi dovrebbe seguire una «seconda fase» per intervenire anche nel secondo seno e allargare la bonifica alla salina grande. Questo, in grandi linee, il “cronoprogramma” ufficiale della bonifica. A questi impegni, già piuttosto gravosi, potrebbe aggiungersi un capitolo che riguarda una vera e propria bomba ecologica a pochi passi da Taranto: la presenza di 16mila fusti, almeno 3mila dei quali contenenti materiali ancora radioattivi, in attesa da tempo di essere smaltiti, all’interno della ex Cemerad, vicino Statte. Di questa emergenza la Corbelli è stata informata dal ministero solo pochi giorni fa. «Sono pronta ad affrontare anche questa emergenza – ha spiegato la Corbelli ai parlamentari – ma chiedo al Governo e alla politica di non abbandonarmi per questo intervento di bonifica che può diventare un modello in Italia e in Europa».