La Cabina di Regia di cui facevano parte Regione Puglia, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero della Coesione Territoriale, Provincia di Taranto, Comune di Taranto ed il Commissario Straordinario del Porto, oltre ad aver inquadrato le coperture economiche, le modalità e le tempistiche di attuazione dei vari interventi, aveva la responsabilità della realizzazione e sottoscrizione degli accordi di programma e il coordinamento dell’attuazione degli interventi previsti dal Protocollo nei confronti di tutte le amministrazioni ed enti competenti, ivi inclusa la definizione tecnica delle proposte di soluzione delle criticità che dovessero emergere, per la sottoposizione al comitato, nonché una approfondita ricognizione dello stato di avanzamento delle opere in corso, della progettazione e delle risorse finanziarie effettivamente disponibili.
Per questo si era deciso di adottare un modello di governance basato sul coordinamento delle attività ed il confronto tra enti, mediante incontri operativi, di natura strettamente tecnico-amministrativo, in cui si svolgeva un confronto diretto tra tutti i soggetti presenti che, necessariamente, erano chiamati ad individuare, in tale sede, le soluzioni condivise alle criticità manifestate non che la delega, mediante specifico Protocollo di Intesa, agli enti locali per l’attuazione degli interventi. La Cabina aveva iniziato i suoi lavori nel gennaio del 2013 (che su queste colonne ed anche e soprattutto dal sito inchiostroverde.it sono stati seguiti passo dopo passo).
Ora, invece, cambia tutto. L’articolo 6 del decreto sull’Ilva e Taranto infatti, al comma 1 prevede che il commissario “è incaricato di predisporre un Programma di misure, a medio e lungo termine, per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell’intera area di Taranto, dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale, volto a garantire un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l’ambiente e mitigare le relative criticità riguardanti la competitività delle imprese del territorio tarantino”.
Dunque, il nuovo programma di interventi (la Corbelli già subito dopo la sua nomina aveva dichiarato di essere pronta a fare varie modifiche) dovrà essere redatto dal commissario e non più dalla Cabina. Programma che dovrà poi essere approvato dal “Tavolo istituzionale permanente per l’Area di Taranto” che sottoscriverà il “Contratto Istituzionale di Sviluppo” entro 30 giorni dall’approvazione del decreto. Il comma 2 dell’articolo 6 prevede invece che alla predisposizione ed attuazione del Programma di misure “sono destinate, per essere trasferite sulla contabilità speciale intestata al Commissario straordinario, le risorse effettivamente disponibili (di cui al decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, convertito dalla legge 4 ottobre 2012, n. 171, di cui alla delibera CIPE 17/03 e delibere ad essa collegate 83/03 e successive modificazioni e 179/06)” cioè i famosi 119 milioni di euro finanziati nel 2012, “nonché le risorse allo scopo impegnate dal Ministero dell’Ambiente e ulteriori risorse che con propria delibera il CIPE può destinare nell’ambito della programmazione 2014-2020 del Fondo di sviluppo e coesione, per il prosieguo di interventi di bonifiche e riqualificazione dell’area di Taranto”. Risorse che devono ancora essere individuate. Il comma 3 prevede invece che “una quota non superiore all’1,5 per cento delle risorse trasferite al Commissario, può essere utilizzata dal Commissario stesso per tutte le attività tecnico-amministrative connesse alla realizzazione degli interventi”.
Infine il comma 4, stabilisce che il commissario, per le attività di propria competenza, può avvalersi di altre pubbliche amministrazioni, università o loro consorzi e fondazioni, enti pubblici di ricerca (secondo le previsioni di cui all’articolo 15, comma 1, della legge 8 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni). Sul nuovo programma di interventi, e su una disamina di quelli in essere o ancora in stand-by, probabilmente ne sapremo qualcosa in più domani, quando il commissario Corbelli sarà ascoltato in audizione al Senato. Infine, torniamo a porre l’accento su una vicenda alquanto particolare. Come si ricorderà, lo scorso 31 dicembre pubblicammo la notizia secondo cui la Giunta regionale vi era stata la presa d’atto e la ratifica dell’accordo di programma quadro settore aree urbane “Città” nell’ambito del fondo di azione e coesione 2007-13 delibera CIPE 92/2012 per la riqualificazione del quartiere Tamburi a Taranto. Stiamo parlando dei famosi 68 milioni di euro (in origine erano 49) stanziati il 13 luglio del 2007 quando a Roma fu sottoscritto dalla Regione Puglia e dai Ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture il primo atto integrativo del “Progetto Coordinato per il risanamento quartiere Tamburi di Taranto” rimodulato dal Comune di concerto con la Regione Puglia e i Ministeri per un importo complessivo di 49 milioni e 400 mila euro. Motivazione dell’intervento, nel 2007, “l’elevatissimo tasso di inquinamento del quartiere, il che comporta urgenti interventi di caratterizzazione e bonifica del sito e successivo monitoraggio”: un programma che già all’epoca era considerato “profondamente complesso”. Una settimana dopo, veniva approvato, con delibera di Giunta regionale n. 1071/07, lo schema di “Accordo di Programma Quadro Città Regione Puglia – 1° atto integrativo nell’ambito del Progetto coordinato per il risanamento del Quartiere Tamburi di Taranto”.
Abbiamo già visto nel dettaglio tutti i passaggi di questa storia ed il perché sino ad oggi non è stata data attuazione a quel protocollo. La stranezza sta nel fatto che durante l’audizione alla Camera dello scorso 20 ottobre, a proposito della situazione della “bonifica” delle cinque scuole dei Tamburi (che tra l’altro proprio quel giorno scoprimmo non far parte del perimetro del Sito di Interesse Nazionale di Taranto e Statte), la Corbelli dichiarò che “si tratta di una riqualificazione soprattutto energetica, perché le scuole stavano in uno stato di degrado tale che si è pensato bene di dare loro una priorità. Anche qui c’è un problema che io sto cercando di risolvere, perché i fondi destinati alla bonifica non ci sono. Infatti, se andiamo a leggere la legge, notiamo che per “bonifica” si intende una serie di azioni e che la riqualificazione energetica non vi rientra. Noi stiamo cercando, e su questo chiedo una mano anche a voi, di attivare una serie di fondi, anche per evitare di mandarli indietro alla Comunità europea, tra cui fondi POIN, che sono destinati proprio alla riqualificazione energetica. Ho fatto presente anche al ministro di utilizzarli per far sì che queste scuole vengano completate, anche perché c’è da parte della società e della collettività un’aspettativa grande, dal momento che Tamburi, peraltro – in tutto questo c’è un paradosso – non è incluso nel SIN”. Il problema è che dalla Regione ci hanno detto che i famosi 68 milioni di euro per la bonifica dei Tamburi, dalla scorsa estate sono a disposizione della contabilità straordinaria del commissario Corbelli.
Dunque, è in corso una sorta di corto circuito. In pratica i fondi per la riqualificazione energetica delle scuole dei Tamburi non ci sono, mentre vi sono 68 milioni di euro parcheggiati nel portafoglio della Corbelli che però al momento non è dato sapere se possono essere utilizzati e soprattutto per quale scopo, visto che in origine quei fondi servivano soprattutto “per la ristrutturazione degli alloggi attraverso la costruzione di nuove residenze destinate ad accogliere gli abitanti”. Stiamo parlando di risorse destinate alla riqualificazione delle aree urbane che rivengono dal fondo di coesione e sviluppo 2007-2013 e che sono state stanziate dal CIPE due anni fa. 68 milioni così divisi: 47 milioni per la rigenerazione del quartiere Tamburi; 10 milioni per nuovi interventi di edilizia sociale residenziale; 500.000 euro per attività tecniche di supporto. Che dovranno andare ad aggiungersi a quelle previste per la riqualificazione energetica delle cinque scuole del rione Tamburi; ed anche, ma questo è ancora da appurare, alle somme previste dal “Piano Città” inerenti la foresta urbana e l’edilizia residenziale (24 milioni di euro). Speriamo che la Corbelli, o chi per lei, faccia chiarezza quanto prima su tutta questa vicenda. Al momento, ciò che è certo, è che la Cabina di Regia non esiste più. E che i 68 milioni di euro per i Tamburi sono sulla contabilità straordinaria del commissario e prima o poi bisognerà pur utilizzarli.
Gianmario Leone
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