Ilva, Prc Taranto: “Il decreto? Uno spot”
Il Decreto Legge sull’Ilva e la città di Taranto è il nuovo spot con cui il Governo Renzi fa finta di cambiare tutto per non cambiare nulla. Siamo di fronte all’ennesimo Decreto “Salva Ilva” con il quale il Governo delle larghe intese di Matteo Renzi, sbandiera una fantomatica svolta attraverso un finto intervento pubblico, senza porsi il serio obiettivo di intervenire sull’emergenza ambientale, sanitaria e sul futuro occupazionale della nostra città.
Riteniamo invece, che bisogna affrontare la questione occupazionale con chiarezza, non lasciandola alle probabile intenzioni dei futuri “padroni” dello stabilimento, definendo all’interno dello stesso decreto legge che la garanzia della piena occupazione può avvenire solo attraverso la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e sapendo che lo stabilimento siderurgico in questione non tornerà ai livelli produttivi raggiunti prima del sequestro preventivo del 2012. Inoltre, l’ultima legge di stabilità varata dal Governo Renzi taglia ulteriormente le buste paga dei lavoratori per chi farà ricorso al contratto di solidarietá, abbattendo ulteriormente del 10% la copertura finanziaria del contratto di solidarietà, portandola dal 70% al 60%.
Il Governo intervenga immediatamente ripristinando la piena copertura finanziaria del contratto di solidarietà e metta soldi “veri” per l’attuazione nel più breve tempo possibile del 100% delle prescrizioni previste dall’Aia (non l’80% come previsto nel Decreto entro il 31 Dicembre 2015, con una piena attuazione a tempo da destinarsi), avviando da subito un piano di interventi mirati alle bonifiche e alla riqualificazione del territorio ionico. La gestione, dell’Ilva, ancora una volta, è affidata ad un Commissario Straordinario. Quindi nulla cambia rispetto all’ultimo decreto del 2013. Però, oltre a gestire l’azienda, al Commissario Straordinario, compete la cessione-vendita della più grande acciaieria d’Europa ad altri padroni delle ferriere che continuerebbero ad interessarsi della sola produzione, tralasciando la questione ambientale e sanitaria.
Al Commissario Straordinario è affidato infatti il compito di valutare le offerte ed individuare il prossimo acquirente, gestendo nel medio-breve periodo la continuità produttiva. Al momento non si prospetta nessun esproprio ai Riva, nessuna nazionalizzazione e nessun fondo é stato stanziato per l’ammodernamento dello stabilimento e l’attuazione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. In questo modo si è completamente distanti dalla salvaguardia dei livelli occupazionali, della salute di operai e cittadini, nonchè della tutela dell’ambiente.
Il Commissario Straordinario subentra nei poteri attribuiti per i piani e le azioni di bonifica e, all’art. 2 comma 6 del testo normativo, è prevista per questa figura una immunità per la quale, con le sue condotte di attuazione del decreto, non può essere sottoposto a procedimenti penali ed amministrativi. Reputiamo incostituzionale, oltre che vergognoso, l’immunità concessa al Commissario Straordinario, che non risponderà in alcun modo, delle sue condotte per la gestione dello stabilimento.
A lui vengono anche intestate le somme dei sequestri penali disposti dalla magistratura non solo per le procedure per danni ambientali e d’attuazione dell’A.I.A., ma anche per le altre procedure legali legate alla famiglia Riva, senza prevedere ulteriori spese per lo Stato se non nel limite dei capitoli di spesa pubblica previsti dalle leggi di stabilità, quindi poco e nulla. Mentre da un lato il Presidente Renzi, propaganda l’approvazione del Decreto per tutelare la salute dei bambini di Taranto, dall’altro prevede all’interno del testo normativo la possibilità di costruire nuove discariche di rifiuti pericolosi e non su tutto il territorio provinciale. La parte conclusiva del decreto riguarda la convocazione di un tavolo istituzionale permanente con il compito di coordinare i lavoro e proporre progetti in relazione alla bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione del porto, recupero della Città Vecchia e valorizzazione in chiave culturale dell’Arsenale Militare.
Con l’auspicio che i riferimenti, in pochi, scarni commi, a progetti per il porto, la Città Vecchia e l’Arsenale non costituiscano il solito mantra a cui siamo abituati da anni, ci auguriamo venga tenuto conto, al momento di ridisegnare la destinazione d’uso dell’Arsenale, che potrebbe configurarsi come un’area legata all’archeologia industriale, delle importanti assenze sul territorio, quali quella di una Pinacoteca Civica e di una Mediateca, divenuti vivaci, quanto fondamentali, focolai culturali in realtà non troppo distanti dalla nostra. Sulla Città Vecchia ci sentiremmo di allinearci a quanto espresso dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Taranto circa il suo recupero urbanistico, architettonico ma anche sociale. Siamo stanchi della politica fatta di soli slogan, per salvaguardare la questione ambientale , sanitaria e occupazionale c’è bisogno di un vero intervento pubblico per il futuro di Taranto.