Del resto, se un’azienda come l’Alenia si permette il lusso di non mantenere la promessa di assumere 38 lavoratori in quota Quanta (agenzia interinale che sa sempre lavora a stretto contatto con la controllata di Finmeccanica), vuol dire che sul territorio le forze che dovrebbero fungere da controllo, vedi politica e sindacati locali, o stanno a guardare o fanno finta di non vedere. Tra l’altro, parliamo di 38 lavoratori specializzati, non certo di lavoratori alle prime armi (cosa che invece pare siano alcuni dei lavoratori “stranieri”).
Inoltre, in azienda si vocifera che dallo stabilimento Alenia di Foggia siano in arrivo una quarantina di lavoratori, per sopperire agli interinali uscenti: dunque, perché non confermare i 38 lavoratori, quasi tutti tarantini, per prenderne altri da un altro stabilimento? Perché reintegrare soltanto quelli “stranieri”? Sicuramente si tratta di meri calcoli economici, di piccoli e grandi guadagni su una contrattualizzazione diversa. Ma anche e soprattutto di accordi più o meno sottoscritti sotto banco. In tutto questo c’è indubbiamente qualcosa che non torna. Visto che già a giugno dell’anno appena trascorso, si scatenò una polemica molto simile a quella attuale: a causa della decisione dell’azienda di assumere manodopera specializzata ancora una volta “straniera” vista la “mancanza” di lavoratori specializzati “italiani” sul territorio pugliese.
Tuttavia, indignarsi e scandalizzarsi di ciò, appare ai nostri occhi ancora una volta come una grande ipocrisia. Perché i nostri politici e i sindacati nostrani non possono non sapere, ad esempio, che i lavoratori tarantini nello stabilimento Alenia di Grottaglie sono in larghissima minoranza. A farla da padroni, salentini ma soprattutto brindisini. Com’è possibile una cosa del genere? Com’è possibile che uno stabilimento che sorge tra Grottaglie e Monteiasi veda una maggioranza di lavoratori altre province? Ed oggi addirittura siamo costretti a vedere 38 lavoratori quasi tutti tarantini essere esclusi a favore di un’ottantina tra “stranieri” ed altri provenienti da uno stabilimento di un’altra provincia pugliese? I nostri politici e i sindacati locali tutto questo lo sanno?
Il 31 marzo 2006 Alenia ha ricevuto un contributo dalla Regione Puglia, in conto impianti, di 21.293.500,00 euro. Due milioni e seicento mila euro dai Fondi europei POR Puglia 2006-2013. Nel corso del 2010 la Giunta regionale approva, in favore di Alenia Aeronautica spa e GSE Industria Aeronautica srl con sede a Roma, un’agevolazione di 17.042197,50 euro a fronte di un investimento privato complessivo di 52.980.905,00.
Vuoi vedere che dietro tutti questi finanziamenti vi sono accordi “politici e sindacali” sulle quote-assunzioni? Tra l’altro, il numero degli addetti di Alenia Aermacchi in Puglia ha registrato una crescita esponenziale negli ultimi anni: dal 2004 al 2012 gli occupati diretti sono passati da 607 a 1800, la forza lavoro si è triplicata in soli 8 anni.
Non solo: l’indotto vuole la presenza di 1.000 addetti. Ma come nel caso dell’Ilva, Alenia ha i suoi due uffici acquisti lontano da Taranto: uno a Pomigliano e uno a Torino. Così accade che per le consulenze sul posto vengono chiamate ditte della provincia tarantina, per poi effettuare gli acquisti con aziende campane e piemontesi: anche questo non è un dato a conoscenza dei nostri politici locali e dei sindacati? Cosa fanno per invertire questa assurda tendenza? Continuando a gestire le cose in questa maniera, difficilmente ci libereremo dal giogo sempre più stringente dell’Ilva. E scandalizzarsi è soltanto l’ennesima presa in giro a danno di un intero territorio.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 12.01.2015)
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