La solidarietà consentirà pertanto per i prossimi sei mesi di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali attraverso una riduzione media dell’orario di lavoro del 48,74% nella filiale di Taranto (19 ore di riduzione settimanale), la più colpita originariamente dalla procedura di esubero. L’azienda inoltre, accogliendo la richiesta delle organizzazioni sindacali, devolverà ai lavoratori la propria quota di contributo di solidarietà.
A portare la storica agenzia marittima alla decisione della messa in mobilità, nemmeno a dirlo, la perdita di lavoro provocata dalla sospensione delle toccate delle portacontainer Evergreen, dirottate tutte sul porto greco del Pireo (dopo che le prime linee furono spostate nel settembre del 2011). E a pagare il prezzo di queste scelte e delle lungaggini patite da 15 anni sui lavori previsti al porto (che hanno comportato nello scorso autunno la decisione da parte di Evergreen e TCT di sospendere del tutto il traffico merci internazionale), sono sempre e soltanto i lavoratori diretti del porto e dell’indotto.
Crisi che portò l’azienda lo scorso 18 novembre 2014 ad aprire la procedura di mobilità per 22 unità. Alla notizia i sindacati chiesero ed ottennero un incontro che si svolse lo scorso 4 dicembre, al termine del quale si decise di posticipare la scadenza del termine di 45 giorni al 15 gennaio 2015 nell’attesa di conoscere i programmi dell’armatore relativamente allo scalo pugliese. Giovedì sera, un altro incontro, durante il quale le associazioni sindacali hanno espressamente richiesto di ritirare invece la procedura di mobilità e di ricorrere in alternativa allo strumento del contratto di solidarietà di tipo difensivo. La Sisam, preso atto delle sollecitazioni sindacali si è mostrata disponibile a tale alternativa.
Come detto, ciò consentirà nell’immediato di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali, di garantire la riduzione dei costi e l’adeguamento della struttura occupazionale ai volumi di attività previsti e prevedibili per un periodo di almeno 5 mesi, salvo proroga, nonché nella prospettiva di una successiva ripresa di mercato. “Tale accordo, seppure non risolutivo, rappresenta, – sottolinea la UilTrasporti in una nota, – un barlume di speranza per la gravissima situazione occupazionale del porto di Taranto dove non sembrano avere termine i ritardi infrastrutturali e i contenziosi che bloccano lo sviluppo dell’intero scalo”.
Come riportammo lo scorso dicembre, la Sisam Agenti Srl, non è un’agenzia qualunque. E’ di proprietà della famiglia Maneschi, che nel 1984 fondava l’agenzia marittima per rappresentare e promuovere la compagnia di navigazione Evergreen nel Mediterraneo. Il primo vero salto la Sisam lo fece nel 2001 quando Evergreen, di cui era appunto agente italiano, realizzò il terminal contenitori a Taranto: sottoscrivendo il 10% del capitale della TCT i Maneschi entrano in società con il colosso taiwanese. Un’esperienza che dura ancora oggi Pierluigi Maneschi è tuttora consigliere d’amministrazione della Tct. Non solo. Nel 2004, i Maneschi diventano agenti marittimi anche per Hatsu, un nuovo armatore del gruppo Evergreen. Poi, nel 2006, il definitivo salto di qualità: Evergreen istituisce una propria agenzia marittima per il mercato italiano, Evergreen Italy, lasciando il 35% al gruppo Sisam.
La sede operativa resta però Livorno, la loro città d’origine. Pierluigi Maneschi, presidente di TO Delta (che detiene il 10% della Taranto Container Terminal, mentre il 40% è detenuto da Evergreen e il restante 50% dalla cinese Hutchison Port Holdings) ed agente generale per l’Italia della compagnia taiwanese Evergreen, già nella scorsa primavera aveva lasciato intendere le sue intenzioni. Quando a proposito delle lungaggini per l’espletamento della gara d’appalto dei lavori riguardanti la banchina del porto di Taranto, disse: “In dieci anni abbiamo investito nel terminal 300 milioni di euro e siamo in attesa dal 2006 che venga avviato l’escavo dei fondali, ma ad oggi è ancora tutto fermo. Ogni mese perdiamo due milioni di euro e nel frattempo compagnie come Evergreen e MSC hanno portato le navi altrove, perché a Taranto le portacontainer di ultima generazione non possono entrare”. Ed ora, con gli ultimi ricorsi al Tar di Lecce sulla gara d’appalto per i lavori sui dragaggi, ed in attesa di ricevere notizie da Evergreen sull’immediato futuro, il porto di Taranto rischia un nuovo periodo buio.
G. Leone (TarantoOggi, 10.01.2015)
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