Gli effetti che le tecniche di prospezione utilizzate (es. Air-gun) avranno sulle specie marine esistenti nella zona indicata con a anonima sigla di riferimento “d 3 F.P.”, sono esposte in maniera sommaria e non prendono affatto in considerazione studi scientifici che evidenziano i danni permanenti causati “coscientemente” agli apparati uditivi di talune specie di cetacei e mammiferi che fortunatamente popolano ancora le nostre zone marine.
Esempi di spiaggiamenti per disorientamento improvviso (inspiegabili per coloro che non vogliono vedere), da parte di delfini o di cetacei, la letteratura di questi ultimi decenni ne fornisce a bizzeffe e spessissimo in località toccate proprio dalle attività di ricerca o estrattive degli idrocarburi liquidi o gassosi. Ovviamente non è di poco conto l’impatto negativo che le suddette operazioni scaricano sulle quelle attività produttive, attraverso le quali si manifesta la vocazione del territorio costiero interessato, come le attività ricettive, senza risparmiare l’agricoltura, che dei climi costieri gode il favore.
Nel Golfo di Taranto poi, sono stati identificati e catalogati banchi carbonatici molto probabilmente formati da coralli bianchi: “ecosistemi delicati e preziosi per la biodiversità”, su cui sarebbe follia considerare possibile la sola presenza di manufatti e tubazioni petrolifere. Insomma, una situazione di vera violenza nei confronti di un ecosistema già di suo fragile ed in sofferenza, da preservare con cura ed attenzione, per garantire così al nostro futuro una risorsa concreta dal quale poter attingere ancora con oculata saggezza.
Dettagli tecnici sono stati illustrati ampiamente nelle osservazioni di diniego inviate al Ministero dell’Ambiente, oltre a tutti i riferimenti normativi internazionali e nazionali non tenuti in considerazione, tra i quali dovrebbero figurare in particolar modo le misure elaborate in base al “principio di precauzione” e delle misure a garanzia secondo le quali “chi inquina paga”.
Infine, esiste un altro grave motivo per cui tali progetti debbano essere assolutamente fermati. Fonti ISPRA hanno dichiarato che gli studi bibliografici, le interviste agli operatori della pesca e le indagini condotte in alcune aree pilota hanno permesso di evidenziare come la presenza di armi chimiche nei mari italiani sia accertata. Tra questi rientra il Golfo di Taranto
Un messaggio deeve giungere assolutamente a coloro che intendono distruggere il nostro territorio, in nome di un interesse economico asservito alle lobby dei poteri forti, e quel messaggio è che noi siamo qui e qui resteremo a difendere strenuamente il nostro passato ed il nostro futuro”.
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