Alla chiusura dell’anno 2014, Giuseppe Fabio Dimonte, segretario generale dell’Ugl Taranto, si esprime in maniera positiva ma con cautela sul decreto Salva Taranto varato dal Governo pochi giorni fa.
“Il suddetto Decreto, che ancora non è stato letto dalle parti sociali, in quanto solo ieri è stato sottoposto alla firma del Capo dello Stato – si legge in una nota stampa – prevede, per quanto riguarda il Siderurgico, che ci sarà il “fitto di ramo d’azienda” attraverso la partecipazione pubblca e il passaggio nella newcompany: una società a partecipazione pubblica, provvederà nei 36 mesi previsti dal Decreto, alla gestione dell’Ilva affinche’ possa ambientalizzarsi ed essere competitiva e appetibile per dei nuovi acquirenti. Ciò sarà possibile grazie ai 2 miliardi di euro che saranno stanziati attraverso 150 milioni derivanti da Fintecna, società costituita nel momento di passaggio da Italsider a Ilva, detentrice di una tale somma di denaro mai utilizzata, stanziata nel lontano 1995 utile a coprire spese legali; 150 milioni derivanti dalla Cassa Deposito e Prestiti e 150 milioni dal Fondo Strategico Italiano; è probabile, ma rimane una notizia da accertare, che ci sarà anche il sussidio economico della Banca Europea. Naturalmente la prima parte dei finanziamenti dovrebbe arrivare a metà gennaio, al fine di retribuire i dipendenti e le aziende dell’indotto che si auspica abbiano ricevuto il 30% delle loro spettanze entro la fine del 2014, così come era stato comunicato. La newcompany ambientalizzerà e rilancerà il siderurgico secondo i canoni previsti dall’AIA, al fine di presentare l’Ilva come il più grande progetto di ambientalizzazione d’Europa otre che renderla appetibile ai privati, rilanciandola quindi sul mercato. E’ bene sottolineare a tal proposito che ArcelorMittal avrebbe acquistato l’Ilva per un miliardo di euro, ma senza occuparsi della bonifica, da qui la necessità dell’intervento pubblico”. Conclude Dimonte; ‹‹Siamo soddisfatti ma valutiamo con cautela ciò che accadrà, con l’auspicio che l’intero progetto sia reale e tempestivo, che non si appresti a diventare la futura “Salerno-Reggio Calabria” mai terminata e, purtroppo in Italia è consuetudine››.