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Ilva, ultimi ritocchi al decreto

TARANTO – Il decreto per l’Ilva e la città di Taranto non ha ancora una versione definitiva. Si sta lavorando sulla modifica di alcune norme. Cosa che aveva suscitato le nostre perplessità già nel corso della conferenza stampa tenuta dal premier Renzi il 24 dicembre, al termine della seduta del Consiglio dei Ministri. Come si fa a sventolare con tanta enfasi l’ok ad un provvedimento ancora non pronto? Le modifiche da apportare, rispetto al testo entrato nel Consiglio dei Ministri dell’altro giorno, non sarebbero sostanziali. Resta comunque discutibile la rapidità con cui alcuni esponenti politici siano pronti ad esultare davanti ad un decreto ancora non noto in tutti i suoi dettagli.

 Il 29 e il 30 dicembre – secondo quanto riferisce l’Agi – sono previste riunioni dei tecnici degli uffici legislativi del Mise e della presidenza del Consiglio per procedere alla stesura del testo che poi andra’ in “Gazzetta Ufficiale”. La procedura della Marzano, si apprende ancora, scattera’ intorno al 14-15 gennaio per consentire al commissario dell’Ilva, Piero Gnudi, di pagare ai dipendenti dell’azienda gli stipendi di dicembre, nonche’ i fornitori. Gli stipendi vengono corrisposti il 10 per i lavoratori di Genova Cornigliano e Novi Ligure e il 12 per quelli di Taranto. L’Ilva ha 16mila dipendenti totali, di cui 11mila circa a Taranto.

 Il decreto per l’Ilva non conterrebbe una revisione delle prescrizioni ambientali introdotte con l’Aia e confermate con piano ambientale approvato nel Dpcm nella scorsa primavera ma una loro diversa modulazione temporale. Si ritiene, infatti, che quando il premier Renzi parla di 1,2 miliardi riferiti al risanamento ambientale dell’Ilva, si riferisce soprattutto all’uso dei soldi sequestrati ai Riva. L’Ilva, dal canto suo, dichiara di aver gia’ mobilitato, tra fondi spesi o impegnati, poco piu’ di 500 milioni di euro di risorse proprie per l’Aia con l’avvio di una serie di interventi, e quindi sommando le due voci finanziarie i conti complessivi tornerebbero.

Ora non ci resta che aspettare il testo finale del decreto che potrebbe essere trattato dal Consiglio del Ministri alla vigilia di Capodanno.  Due i nodi da sciogliere: quello di natura tecnica riguarda la forma giuridica con cui avverrà il passaggio di consegne dell’Ilva dai privati allo Stato: mediante l’affitto del ramo di azienda (ritenuto più probabile) o la creazione di una newco. Il secondo ha carattere più politico. Il provvedimento deve essere salvaguardato da eventuali ricorsi dell’Unione Europea in quanto potrebbe configurasi come un aiuto di stato irregolare. 

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