Ilva, lo Slai Cobas di Taranto boccia il nuovo decreto

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Lo Slai Cobas per il sindacato di classe di Taranto esprime un primo giudizio critico sul decreto Renzi per l’Ilva in 10 punti:

Lo stabilimento Ilva visto dai tetti del quartiere Tamburi, 19 settembre 2013.ANSA / CIRO FUSCO1- Non contiene la tutela prioritaria del lavoro degli operai dell’Ilva e dell’indotto, che restano alla mercè delle esigenze produttive e di mercato dell’Ilva e con il regime di amministrazione straordinaria non hanno garanzia del lavoro, dei salari e dei diritti acquisiti
2 – Modifica di fatto l’AIA insufficiente già di per sè e quindi sposta in avanti nei tempi e modi l’ambientalizzazione dello stabilimento con grave danno per operai e cittadini. Nel decreto non è contenuta alcuna clausola obbligatoria di uso degli operai Ilva e indotto nei lavori di ambientalizzazione
3 – Fa ripartire le bonifiche dall’attuazione di questo decreto e quindi invece di accelerare i lavori, ne pianifica il ritardo a partire da zero.
4 – Dà mano libera a commissari vari per non osservare norme di sicurezza nel lavoro e li mette a riparo dalle conseguenze giudiziarie del loro operato e questo in una fabbrica pericolosa come l’Ilva oggi è una licenza di infortunare, licenza di malattie professionali, licenza di uccidere
5 – Non prevede nessun prepensionamento per nocività da lavoro siderurgico ed esposizione a sostanze nocive per gli operai Ilva- indotto, che continuano quindi ad essere doppiamente vittime dei padroni e dei decreti governativi
6 –  Il decreto ha fondi già scontati e insufficienti per le bonifiche e l’emergenza sanitaria a Taranto
7- Stanzia fondi, alcuni provenienti dai sequestri giudiziari ilva, che non sono ancora nella disponibilità della stessa magistratura che
li ha sequestrati, perchè in paradisi fiscali
8 – I fondi per porto e beni culturali, che erano già stati stanziati, sono insufficienti e il loro utilizzo non dà alcuna garanzia di ricaduta
occupazionale, ambientale, turistica sulla città
9- Il decreto nazionalizza le perdite, non recupera i fondi dei padroni, bensì usa fondi dei cittadini – statali – per fronteggiare problemi
critici e restituire poi ai padroni, Riva compreso, la fabbrica per il profitto
10 – Il decreto contiene in se già le possibilità di non attuazione per l’intervento dell’Europa e quindi vuole portare la giustificazione ‘colpa
dell’Europa’ per la sua non attuazione.

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