Eni, Tempa Rossa: il Governo entra in gamba tesa

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17_12_2008_tempa rossaTARANTO – Era soltanto questione di tempo. Un qualcosa che avevamo previsto e scritto, anticipandolo, diversi mesi fa. E che se vogliamo è l’ennesima dimostrazione di come questa città, se si fosse davvero unita in tutti questi anni per raggiungere comuni obiettivi, probabilmente avrebbe ottenuto molto di più rispetto al nulla sin qui registrato. E così, nella giornata di ieri, si è appreso che una delle modifiche alla Legge di Stabilità proposte dal Governo nel pacchetto di emendamenti depositato al Senato, c’è anche una norma per sbloccare il progetto Tempa Rossa.

Si tratta di una norma “per sbloccare l’effettiva realizzazione dei progetti per la coltivazione di giacimenti di idrocarburi”, come appunto quello che riguarda il giacimento lucano. “Con la modifica – spiega la relazione tecnica – si estende il regime di autorizzazione unica a quelle opere e infrastrutture necessarie e indispensabili per assicurare il loro sfruttamento, dando significativo impulso all’occupazione”. La norma “al fine di semplificare la realizzazione di opere strumentali alle infrastrutture energetiche strategiche e di promuovere i relativi investimenti e le connesse ricadute anche in termini occupazionali” prevede l’estensione dell’autorizzazione unica anche per “le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali strumentali allo sfruttamento di titoli concessori esistenti, comprese quelle localizzate al di fuori del perimetro delle concessioni di coltivazione”.

Le disposizioni, si osserva nella relazione tecnica, “possono generare rilevanti entrate fiscali aggiuntive” sia per lo Stato che per le Regioni, grazie anche alle royalties (che peraltro un altro emendamento del governo aumenta e che ricordiamo riguardano soltanto la Basilicata perché le stesse sono applicabili soltanto sul territorio dove avviene lo sfruttamento delle materie prime, e quindi in questo caso l’estrazione del petrolio), visto che “con la realizzazione delle opere e infrastrutture connesse e indispensabili sarà possibile avviare l’attività commerciale estrattiva”. Senza contare “le importanti ricadute occupazionali di cui beneficeranno in maniera immediata e diretta i territori in cui tali opere saranno localizzate. Con l’emendamento si assicura comunque il coinvolgimento delle Regioni interessate con lo strumento dell’intesa, salvo prevedere la remissione degli atti alla presidenza del Consiglio, qualora l’intesa non sia raggiunta”.

Proprio la Regione Puglia nel mese di ottobre votò una delibera di giunta con la richiesta ufficiale al ministero dell’Ambiente di riapertura dell’AIA rilasciata all’Eni per il progetto “Tempa Rossa”. Delibera di giunta che poggiava su due direttrici ben precise: la valutazione sugli incidenti rilevanti previsti dalla direttiva europea Seveso e soprattutto la Valutazione del Danno Sanitario che dovrà rientrare nell’AIA e che sarà compito di ARPA Puglia stilare (nel giro di un paio di mesi al massimo) così come avvenuto per l’Ilva, secondo quanto previsto dalla legge regionale sulla VDS, la numero 21 approvata il 24 luglio 2012.

La Regione ha chiesto inoltre all’Eni di presentare uno studio che dimostri, scientificamente parlando, il paventato “impatto zero” che secondo l’Eni e le multinazionali Total, Shell e Mitsui (titolari del progetto) hanno “garantito” durante la conferenza stampa di presentazione ufficiale del progetto alla città di Taranto nel mese di settembre,. Probabilmente, invece che di “impatto zero”, avrebbero voluto dire “mancato aggravio di emissioni inquinanti” nell’aria-ambiente attuale della città di Taranto. Sia come sia, è bene ricordare che quando nel novembre del 2011 la Regione Puglia aveva dato il proprio ok al progetto “Tempa Rossa”, il giudizio si era basato sull’ok giunto dal CTR (Comitato tecnico regionale dei Vigili del Fuoco) che aveva vincolato l’assenso all’opera attraverso una serie di prescrizioni che a tutt’oggi la Regione non è in grado di dire se siano state inserite o meno nel progetto. Tanto è vero che al CTR attendono ancora dall’Eni la Relazione Definitiva di Sicurezza.

Un mese dopo, il 5 novembre, il Consiglio comunale di Taranto approvò una delibera di giunta che prevedeva una variante al Piano regolatore del Porto. Attraverso la quale si escludeva da quest’ultimo l’allungamento del pontile Eni, uno degli interventi previsti dal progetto “Tempa Rossa”. Intervento, il prolungamento del pontile petroli, che era stato invece approvato dal Comune di Taranto il 24 gennaio del 2005. Un tentativo goffo, quanto inutile, per tentare di rimediare all’inerzia e all’ignavia degli ultimi 4 anni, in cui si sarebbe potuto intervenire per tempo. Stesso dicasi per la società civile (eccezion fatta per il comitato Legamjonici da sermpre attento alle vicende Eni), improvvisamente interessati ad un progetto approvato nel lontano 2011, dopo averlo ignorato per anni, soltanto per avere un po’ di visibilità in più. Questa è la realtà. Questa è Taranto. Tutto il resto sono chiacchiere vacanti che valgono meno di zero.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 15.12.2014)

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