Ilva, Lospinuso: “Grido di dolore di tutto il comparto industriale, Renzi non sia sordo”
“La ricollocazione, a tempo indeterminato, degli 84 operai dell’ex stabilimento Marcegaglia è una gran bella notizia e mi auguro che sia la prima di tante altre per il territorio tarantino, stretto nella morsa della crisi industriale ed economica”. Lo dichiara il consigliere regionale di Forza Italia, Pietro Lospinuso. “Nonostante i miei ripetuti appelli e quelli degli industriali – aggiunge – ancora non è stato fatto nulla per il comparto ionico. Da Tempa Rossa alla crisi Ilva, si sono sprecati gli annunci e gli slogan, ma siamo in perenne attesa che si passi ad azioni concrete. In questi giorni si discute della pubblicizzazione dell’Ilva che, come ho già detto, mi trova favorevole nella misura in cui siano perseguiti e raggiunti due interessi precisi come la tutela della salute e dell’ambiente, e quello del lavoro. È chiaro, poi, che si dovrà immaginare, in un secondo momento, la cessione ai privati dello stabilimento. A chi ostacola anche la pubblicizzazione per i maggiori costi che ne deriverebbero a carico del Paese, voglio rammentare che l’Italsider è stata gestita per anni proprio dallo Stato. Ma mi domando: sono circa tre anni che va avanti la storia dell’Ilva, si sono susseguiti decine di incontri, vertici, convegni senza dar seguito alla più semplice iniziativa. E così, ad oggi, non si riesce né a garantire la piena produzione industriale (con le conseguenti assenze di garanzie per i lavoratori) né a mettere in atto un programma serio di risanamento ambientale. Non riesco a capire come si possa morire di inedia e di inazione, a meno che per qualcuno non sia accettabile che a Taranto ci si continui ad ammalare di cancro e di disoccupazione. Per questo, faccio un appello al premier Renzi: qualsiasi intervento voglia porre in essere, lo faccia e subito. Perché la crisi dell’Ilva non incide solo sul futuro del polo siderurgico –conclude- ma su tutto l’indotto tarantino che sta lanciando un grido di dolore da tempo, mentre le istituzioni sono sorde”.