TARANTO – «La vertenza Ilva si avvita sempre di più e gli annunci del governo non si traducono in azioni concrete. Non siamo disponibili ad assistere ad un percorso che tiene i lavoratori, un’intera città, il più grande stabilimento siderurgico d’Europa e la sua filiera appesi ad un filo. Lo stato dei fatti vede crescere il debito dello stabilimento, il declino della fabbrica, il non governo da parte del management, lo scoramento dei lavoratori e dei cittadini per le sorti di ciascuno». E’ quanto dichiarano le segreterie territoriali di Fim, Fiom e Uilm che hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione all’Ilva di Taranto. «Il governo – dicono i sindacati – ha il dovere di assumere tutte le iniziative per applicare le leggi già varate. Va attuato il Piano ambientale e sanitario, realizzati gli interventi Aia, rilanciata la fabbrica per scongiurare che al disastro ambientale si aggiunga quello sociale e del lavoro». Per i sindacati non è “più rinviabile una giornata di mobilitazione generale, anche a carattere nazionale, nei confronti del governo, che coinvolga tutti gli stabilimenti del gruppo”. Al Governo viene sollecitato un incontro. All’Ilva viene chiesto il pagamento di tutte le spettanze, incluso il “premio di produttività”.