Ilva, Peacelink: si rischia di trasformare il processo in un’amnistia
Il rischio è quello di trasformare il processo in un’amnistia. Ci rivolgiamo pertanto ai senatori perché avviino una seria consultazione dei cittadini nelle realtà in cui sono in corso o stanno per avviarsi i processi per disastro ambientale. Già 5675 cittadini hanno firmato la petizione di PeaceLink per fermare il disegno di legge. Il disegno di legge vuole sancire il danno ambientale come “alterazione irreversibile dell’ecosistema”: cosa molto difficile, se non impossibile, da dimostrare. Infatti ogni serio intervento di bonifica può ridurre o attenuare l’alterazione dell’ecosistema. Questa formulazione limitativa è pertanto uno “sgambetto” per i magistrati che – come a Taranto – hanno dimostrato con perizie molto solide che la popolazione era stata esposta ad una situazione di pericolo concreto, come confermato dall’indagine epidemologica.
Per poter accertare il nuovo reato di disastro ambientale – come prevede il nuovo disegno di legge – si dovrebbero poter produrre, con numerosissime perizie, dei dati “individuali” certi per ognuna delle possibili vittime dell’inquinamento. La difficoltà di ottenere tutti questi dati costituisce un problema di non facile risoluzione e il processo potrebbe diventare una “Tela di Penelope” con il rischio di generare un “processo infinito” e quindi di farlo andare in prescrzione. Il fatto che il governo adesso spinga per approvare il nuovo Disegno di Legge sui reati ambientali è da noi interpretato come un tentativo di mettere in difficoltà la magistratura tarantina, a cui va il nostro sostegno. Riscrivere le regole del gioco mentre sta iniziando la partita è per noi inaccettabile. Invitiamo tutti a firmare la nostra petizione online
Per PeaceLink
Alessandro Marescotti – presidente nazionale – ha richiesto la costituzione come parte civile al processo