TARANTO – «Lo diciamo ora così il messaggio sarà chiaro: se il mese prossimo non dovessero pagare il misero stipendio o la tredicesima che guadagniamo con tanto sudore, provvederemo immediatamente ad occupare la fabbrica». Lo scrive il coordinamento provinciale dell’Usb (Unione sindacale di base) su un volantino distribuito alle portinerie dello stabilimento Ilva di Taranto. Il riferimento è alla crisi di liquidità dell’azienda e alle voci sul possibile slittamento del pagamento dello stipendio di dicembre e della tredicesima mensilità. L’Usb attacca il commissario dell’Ilva Piero Gnudi sottolineando che il «prestito ponte è stato bruciato in meno di due mesi». Ma «quello che non torna – secondo il sindacato di base – è la produzione corrente. È singolare che si torni a parlare di problemi nel pagamento delle retribuzioni, proprio nel momento in cui l’Acciaieria 1 marcia a tre forni e l’Acciaieria 2 con due forni. Così come è singolare che si facciano migliaia e migliaia di ore di solidarietà con tre Altoforni e due Acciaierie in marcia». Una domanda, osserva il coordinamento dell’Usb, «ci viene naturale: e tutta la produzione che facciamo dove finisce? È bene che il commissario Gnudi sappia che questo gioco al massacro deve finire, sono più di due anni che lavoriamo in una situazione di estrema precarietà ambientale e di salute, oltre ciò anche l’angoscia quotidiana di non percepire lo stipendio. E questo vale sia per i lavoratori Ilva che quelli dell’appalto che non sono lavoratori di serie B». Tornando alla possibile occupazione dello stabilimento in caso di ritardi nel pagamento degli stipendi, l’Usb ‘avvisà il commissario: «Questa volta non ci accontenteremo del tetto o della portineria. Nazionalizzare è l’unica soluzione». (Ansa)