Invece si assiste, nonostante le procedure di infrazione già avviate per l’Italia nel 2012 per gli stessi motivi, al perdurare di comportamenti che tendono a favorire sempre gli stessi concessionari, secondo il cosiddetto “diritto di insistenza” così tanto vituperato dall’Unione Europea. Per non parlare dei tempi di utilizzo rilasciati per le concessioni: per fare l’esempio del gruppo della Cementir, a partire dalla concessione provvisoria trentennale rilasciata nel 1978 si sono succedute nel tempo istanze ancora trentennali che solo l’intervento di una procedura d’infrazione europea hanno potuto porre la successiva scadenza nel 2012.
E veniamo al periodo recente: il 28 febbraio 2013 la Cementir chiese istanza per l’ennesima concessione provvisoria, valida solo fino al 31/12/2013 e tuttora non ancora rinnovata, nelle more dell’iter per la concessione definitiva anche alla luce del nuovo “Accordo per la Razionalizzazione dell’utilizzo di Aree Demaniali e di Banchine comprese nell’ambito portuale” tra Autorità Portuale, Cementir, Consorzio Terminal Rinfuse, Italcave, ILVA, Regione Puglia, Comune di Taranto e sindacati, il quale prevede una diversa occupazione/utilizzazione delle aree da parte di Cementir. Per questo motivo, non si può più rilasciare un rinnovo di concessione provvisoria ma effettuare un nuovo iter istruttorio per una nuova concessione.
Ed è proprio questo il nodo di questi giorni, legato al rinnovo della concessione che rischia, ancora una volta, di regalare la parte più pregiata della nostra città sempre agli stessi plessi industriali che lo occupano da un tempo indefinito con uno sfruttamento che è tutto da valutare se sia nell’interesse della città: che senso ha regalare aree così preziose per poche navi l’anno? Che senso ha mantenere in piedi alcune concessioni in barba alla normativa ambientale?
Le motivazioni per richiedere la revoca o la decadenza delle concessioni demaniali, infatti, sono stabilite dal Codice della Navigazione e dalle concessioni stesse: per mancata esecuzione delle opere prescritte nell’atto, per non uso continuato durante il periodo fissato, per cattivo uso e per inadempienza degli obblighi derivanti dalla concessione, o imposti da norme di leggi o di regolamenti, come nel campo ambientale o della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Per quanto sopra elencato, come cittadina di Taranto e portavoce del M5S chiederò in primis all’Autorità Portuale di cominciare a lavorare per la città, liberando le aree portuali e programmando una seria politica nell’interesse collettivo e non dei gruppi industriali, chiedendo le revoche o le decadenze delle concessioni finora rilasciate e che le nuove siano discusse in maniera partecipata con la cittadinanza, ai sensi dell’art.18 del Regolamento per l’esecuzione del Codice della Navigazione chiedendo, soprattutto per la concessione della Cementir, che il suo eventuale non rilascio non diventi un via libera, od una scusa, per permettere l’occupazione di alcune industrie ancora più inquinanti per il nostro territorio. Il porto è dei tarantini ed è con loro che bisogna discutere del futuro di tutti noi.
Rosa D’Amato, portavoce M5S al Parlamento Europeo
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