Ad aprire, era stato l’intervento di Carlo Mapelli, professore ordinario di Siderurgia e Applied Metallurgy del Politecnico di Milano. Alle 15, invece, è toccato a Gozzi, che ha ribadito i concetti da sempre cari a Federacciai: “Bisogna trovare una soluzione per la gestione transitoria del 2015 che sarà comunque un anno difficile perché bisogna rifare l’altoforno 5 e quindi la produzione sarà di nuovo al 50% della capacità. La gestione perderà 30-40 milioni di cassa al mese. Ditemi voi quale privato, anche estero, può venire a rilevare una sfida del genere senza chiedere qualcosa”. Gozzi ha confermato la richiesta di rendere meno stringente l’Aia sia nei contenuti che nella tempistica. “Se non si risolve questa questione e quella della gestione ordinaria – ha ribadito – non si troverà nessuno disposto a rilevare l’Ilva”.
Gozzi ha poi evidenziato che la sfida dell’Ilva non può essere alla portata del solo capitalismo siderurgico italiano ed è tornato sul tema della strategicità dello stabilimento ionico per gli interessi nazionali: “Taranto è l’architrave su cui si basa la filiera della meccanica e della trasformazione del metallo che è il settore di eccellenza della manifattura italiana. Se manca Taranto, ne va della competitività del pezzo migliore della struttura industriale italiana. Affrontare il problema di Taranto significa affrontare il problema dell’industria nazionale, ne dovete essere consapevoli”, ha detto ai senatori sollecitando un ruolo più attivo dello Stato che dovrebbe negoziare con chi intenderà acquisire l’Ilva condizioni che soddisfino gli interessi nazionali.
Sulla richiesta di chiarimenti avanzata dalla Commissione Europea all’Italia in merito ai presunti aiuti di Stato all’Ilva, Gozzi ha detto la sua: “Dietro a ciò c’è l’oligopolio europeo della siderurgia europea che soffre di una sovraproduzione e non vede l’ora di chiudere Taranto. L’Europa non è un prato di violette, ma un luogo dove ognuno cerca di difendere i suoi interessi”. Non è stato tenero neanche sulle stime fatte dalla magistratura tarantina sugli interventi di risanamento degli impianti e ha liquidato la problematica ambientale dicendo che tutte le emissioni sono nei limiti di legge.
Beato lui che ha così tante certezze. Probabilmente gli sfugge il problema delle emissioni diffuse e fuggitive. Ma il quadro fosco sul presente e sul futuro dell’Ilva è stato delineato. Anche in merito alla copertura dei parchi minerali, il cui costo è sempre stato ritenuto esoso per le casse del siderurgico, Gozzi ha fatto chiaramente capire che è un’opera fuori portata per chiunque: “Costa 350-400 milioni, una cifra gigantesca: bisogna coprire uno spazio che è come cento campi di calcio”. Stesse parole pronunciate, qualche anno fa, dall’allora addetto alle pubbliche relazioni dell’Ilva Girolamo Archinà. Intanto, il gruppo Arvedi sarebbe disponibile a scendere “in campo da solo, senza partner stranieri, con il contributo della Cdp a condizione che ci sia una razionalizzazione del mercato italiano”. “Li ho sentiti questa mattina – ha spiegato il presidente di Federacciai – e mi hanno chiesto di riferirvelo”.
OGGI INCONTRO “ROMANO” GNUDI-SINDACATI – Come annunciato nei giorni scorsi da InchiostroVerde, alle 17 di oggi, il commissario dell’Ilva, Piero Gnudi, incontrerà a Roma i rappresentanti dei sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm. Obiettivo della riunione, è fare il punto della situazione sull’azienda, sui problemi economici e industriali, sulle trattative in corso per la cessione, e sullo stato di attuazione delle prescrizioni Aia (Autorizzazione integrata ambientale).
Alessandra Congedo
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