Greenpeace, Daspo alla Camera: “Noi banditi da Montecitorio, loro banditi del petrolio”
ROMA – Greenpeace critica la decisione presa dall’Ufficio di Presidenza della Camera, con la quale è stato comminato un provvedimento di “Daspo” ai cinque attivisti che il 30 ottobre scorso hanno tentato di aprire uno striscione con la scritta “NO TRIVELLE SI RINNOVABILI” nell’aula della Camera, mentre era in approvazione il decreto “Sblocca Italia”.
L’atto dei cinque attivisti non ha in alcun modo impedito o ostacolato i lavori dell’assemblea e si è svolto – come tutte le azioni di Greenpeace – in maniera pacifica e non violenta. Greenpeace, inoltre, dichiara di aver appreso della sanzione da fonti giornalistiche e di non aver ricevuto al momento alcuna comunicazione dalla Camera.
«L’Ufficio della Presidenza della Camera ritiene che Greenpeace stia al Parlamento come gli hooligans agli stadi di calcio», ha dichiarato Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo dell’associazione. «Ci sembra un’equazione sbagliata, ancor più pensando che tra i deputati figurano numerosi condannati e rinviati a giudizio. Evidentemente siamo più pericolosi di loro. E più pericolosi dei lobbisti delle compagnie petrolifere che tra i corridoi di Montecitorio, invece, sono di casa. Noi siamo da oggi banditi da Montecitorio, ma loro sono i banditi del petrolio», ha concluso Onufrio.
Greenpeace ribadisce oggi la sua assoluta opposizione al decreto Sblocca Italia, con il quale il governo Renzi ha dato via libera alle compagnie petrolifere per estrarre fino all’ultima goccia delle misere riserve di idrocarburi di cui dispone il Paese. Contro questa legge “Sblocca trivelle” va montando la protesta in molte regioni e in molti territori del Paese. Greenpeace, insieme ai movimenti che si oppongono alle trivelle, continuerà a lottare affinché l’Italia non venga svenduta ai petrolieri. L’associazione ambientalista ha già raccolto 90 mila firme di cittadini che rigettano la politica del governo, dichiarando la loro “indipendenza” dalle fonti fossili.