La “solidarietà di comunità” pugliese contro le trivelle esce dai confini regionali e punta a Bruxelles. Ai margini dei lavori del Congresso Legacoop a Potenza, il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna ha illustrato a Gianni Pittella, capogruppo PSE nel Parlamento europeo, la lunga battaglia della Puglia e dalle altre Regioni a difesa dei mari. Continua da anni l’incessante campagna contro la ricerca e coltivazione degli scadenti idrocarburi nei fondali, un’offensiva delle multinazionali del petrolio che minaccia l’economia e l’ecosistema delle acquee e delle coste adriatiche e ioniche. L’opposizione della Puglia è motivata com’è noto dal timore dei danni che non solo un evento catastrofico a ridosso di alcuni dei litorali più belli e frequentati, ma lo stesso impatto dell’industria estrattiva pesante possa arrecare alla qualità dell’ambiente e alle importanti filiere produttive che tra turismo, balneazione, pesca, marineria e commercio già contribuiscono in maniera significativa al PIL del Paese.
“Ho chiesto a Pittella, proprio nella sua qualità di presidente del gruppo europarlamentare dei socialisti europei – continua Introna – di verificare la possibilità di lavorare all’ipotesi di un interessamento della Commissione Europea, per favorire un dialogo interadriatico sulla materia. Si tratterebbe di sensibilizzare i vertici comunitari a prendere in considerazione l’attivazione di un tavolo tra l’Italia e gli Stati balcanici, fino alla Grecia, allargato alle Regioni adriatiche e ioniche di tutti i Paesi del bacino.
Ritengo che l’impegno di un interlocutore accreditato presso gli organi di governo europei possa contribuire a raggiungere l’obiettivo che la Puglia e tutti i Consigli regionali si prefiggono da tempo: avviare un confronto sull’esigenza di una moratoria di ogni attività di prospezione ed estrazione petrolifera nei mari meridionali dell’Europa. Un impegno comune che metta d’accordo il governo italiano e quelli dei Paesi adriatico-ionici sulla priorità del rispetto dei nostri mari, che vanno tenuti al sicuro – conclude il presidente Introna – dal tentativo dei privati di prelevare fino all’ultima goccia di petrolio, col miraggio di un benessere tutto da verificare, che non si preoccupa di mettere a repentaglio quel patrimonio economico tradizionale che il lavoro e l’impresa stanno già garantendo in tanti settori”.