Mar Piccolo, un mare di veleni: i dati sugli inquinanti nello studio di Arpa Puglia

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mappe veleniTARANTOE’ contenuto in 175 pagine il report  dello studio sul mar Piccolo condotto da Arpa Puglia, in collaborazione con il Cnr e altri enti. Un lavoro che servirà a decidere in che modo bonificare il primo seno di mar Piccolo: tramite dragaggio, capping o biorimedi? Oppure  integrando le varie opzioni in campo? In questo secondo articolo dedicato allo studio, ci occupiamo dei dati sugli inquinanti e delle fonti di contaminazione.

MICROINQUINANTI ORGANICI

– La sommatoria dei PCB  evidenzia due massimi di concentrazione rispettivamente nella stazione n. 22, in prossimità delle Idrovore dell’ILVA (circa 4.652 pg/l) e nella stazione n. 13, in prossimità dello sbocco del canale Citrello (circa 2.251 pg/l) e,  complessivamente, una situazione di maggiore presenza nella zona a nord del 1° seno, tra il fiume Galeso (1.024 pg/l) ed in prossimità del citro Galeso (1.080 pg/l) e gli ex Cantieri Tosi (1.103 pg/l);

– la sommatoria delle diossine (PCDD/F) e dei PCB diossina-simili (DL-PCB),  espressa in equivalenti di tossicità (TEQ), rileva un’area maggiormente impattata a ovest del 1° seno dove si riscontrano le concentrazioni massime nella stazione n. 22 (0.7068 pg WHO-TE/L), in prossimità delle Idrovore dell’ILVA, e nella stazione n. 24 (0.5354 pg WHO-TE/L), un presunto citro, e valori comunque importanti nella stazione 19 (0.259 pg WHO-TE/L) e 20 (0.4285 pg WHO-TE/L) in prossimità del citro Galeso.

– gli IPA, espressi come sommatoria complessiva, mostrano concentrazioni massime nella stazione n. 22 (circa 0.5 μg/l), in prossimità delle Idrovore dell’ILVA, nella stazione n. 13 (circa 0.15 μg/l), in prossimità del canale Citrello, e nella stazione n. 11 (0.1 μg/l), ad ovest del 1° seno;

– il Benzo(a)pirene, il cui limite indicato dalla Tabella 1/A del D.M. 56/2009 è di 0.05 μg/l, ha un valore di poco inferiore nella stazione n. 22 (0.034 μg/l);

– la sommatoria dell’Indeno (1,2,3,C-D)pirene con il Benzo(g,h,i)perilene,  normata in Tabella 1/A con un limite pari a 0.002 μg/l, presenta concentrazioni critiche nella stazione n. 22 (circa 0.05 μg/l), in prossimità delle Idrovore dell’ILVA, e nella stazione n. 5 (0.003 μg/l), nella zona sud del 1° seno, a ridosso del Ponte Punta Penna Pizzone;

– la sommatoria del Benzo(k)fluorantene con il Benzo(b+j)fluorantene,  restituita dai laboratori ARPA, pur non avendo un riscontro per i limiti normativi, può essere associata per affinità chimica alla sommatoria del Benzo(k)fluorantene con il Benzo(b+j)fluorantene, il cui limite riportato in Tabella 1/A del D.M. 56/2009 è di 0.003 μg/l, evidenziando una notevole concentrazione nella stazione n. 22 (0.05 μg/l) ed un valore di poco inferiore al limite predetto nella stazione n. 5 (0.002 μg/l), nella zona sud del 1° seno, a ridosso del Ponte Punta Penna Pizzone.

Per quanto riguarda il Cadmio, a fronte di un valore limite di 0.2 μg/l riportato in Tabella 1/A, le stazioni n. 3 e n. 13 hanno rilevato una concentrazione pari a 0.4 μg/l, mentre le stazioni n. 8, n. 20 e n. 23 una concentrazione di poco superiore pari a 0.3 μg/l. Il Cromo totale non evidenzia superamenti del limite di 4 μg/l riportato in Tabella 1/B, mentre il Piombo, nella stazione n. 13 mostra un valore di concentrazione pari a 7.3 μg/l di poco superiore al valore 7.2 μg/l riportato in Tabella 1/B.

In sintesi, tra i metalli le cui concentrazioni hanno superato gli Standard di Qualità Ambientale previsti dalle Tabelle 1A e 1B del D.M. 56/2009, il Cadmio presenta i valori più alti nelle zone soggette ad apporti idrici superficiali in prossimità di insediamenti industriali (ex Cantieri Tosi-Foce Citrello, Arsenale, zona industriale di Taranto), così come il Piombo (nello specifico nella zona ex Cantieri Tosi-Foce Citrello).

Tra i microinquinanti organici indagati, alcuni hanno superato gli Standard di Qualità Ambientale previsti dalla Tabella 1A del D.M. 56/2009, ed in particolare gli indicatori della contaminazione da IPA; anche in questo caso i valori più alti sono stati riscontrati in zone soggette ad apporti idrici superficiali in prossimità di insediamenti industriali (zona industriale di Taranto e Arsenale).

Le concentrazioni di PCB (sommatoria), pur non essendo disponibile nella normativa italiana un valore limite per la matrice “acque”, hanno invece evidenziato una distribuzione che può essere messa in relazione a differenti apporti terrigeni (non solo quelli in prossimità di insediamenti industriali), con contributi che sembrano legati sia alla conformazione del principale bacino idrografico sotteso al Mar Piccolo e ai conseguenti processi di dilavamento e trasporto superficiale da monte verso valle, sia alla presenza e ai percorsi della falda acquifera, con particolare riferimento ai “citri”.

IDROVORE ILVA – Una considerazione a parte va fatta per il rilievo condotto nei  pressi della stazione n. 22, posta in prossimità delle Idrovore dell’ILVA. Questa stazione è stato oggetto di approfondimenti in quanto, come emerso dalle analisi chimiche condotte, essa ha mostrato una serie di concentrazioni critiche per PCB ed IPA nelle acque, nonché un andamento del rilievo termico che può far ipotizzare la presenza di uno scarico attivo.

idrovore ilva

 

 

 

 

 

SOMMOZZATORI

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sopralluogo realizzato dal personale dei Vigli del Fuoco in data 1 aprile 2014 è stato esteso lungo un tratto di costa posto tra le Idrovore dell’ILVA ed una piccola propaggine della costa. Il risultato è stato l’individuazione, lungo la massicciata di costa, di una condotta apparentemente in disuso, arrugginita e coperta allo sbocco da reti da pesca. Nella parte a terra, subito a monte della condotta, la massicciata delimita un’area che si configurerebbe come di riempimento/colmata.

(…) In corrispondenza dello spigolo del muro di cinta delle Idrovore dell’ILVA si riscontra la presenza dello sbocco di un tubo e di una pseudo cavità con materiale di riporto e pietroso. In entrambi i casi è evidente che da tali aperture fluisca acqua i cui segni sono corrivazioni superficiali. Sull’area a terra sono presenti anche due grossi pezzi di tubazione evidentemente abbandonati e corrosi dalla ruggine, di cui uno potrebbe essere di sezione paragonabile alla condotta presente in massicciata ed in uscita in mare. Da una verifica condotta presso gli archivi del Dipartimento Provinciale ARPA di Taranto, tale condotta rilevata non sembrerebbe apparentemente associabile ad alcuno degli scarichi ad oggi censiti e recapitanti ancora in Mar Piccolo. Ci si è, conseguentemente, attivati presso gli Uffici della Provincia di Taranto preposti per reperire le informazioni del caso.

FONTI SECONDARIE: I SEDIMENTI

Lo stato di contaminazione dei sedimenti di alcune zone del Mar Piccolo ed in particolare per quelli del 1° seno è stato evidenziato in diversi studi e confermato anche a seguito della realizzazione dei piani di caratterizzazione ambientale finalizzati alla definizione degli interventi di bonifica dei sedimenti nel SIN di Taranto.

La possibilità che tali sedimenti rappresentino una “sorgente” attiva, ancorché secondaria, di contaminazione, e sotto quali condizioni ambientali ciò sia verosimile, è stato oggetto delle attività di studio condotte dal CNR IAMC di Taranto. A questo scopo sono stati campionati anche i sedimenti presenti nelle due stazioni (cfr. “stazione 1” e “stazione 2”), localizzate nell’area individuata
come maggiormente contaminata (c.d. “Area 170 ha” – Arsenale Militare, ndr). 

STAZIONI

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda le concentrazioni dei PCB determinate nei sedimenti, la stazione 2, con un valore di 3.278 ng/g p.s., è risultata notevolmente più contaminata della stazione 1 (1.986 ng/g p.s.). In entrambi i sedimenti, tutti i congeneri hanno presentato valori determinabili. Tali valori sono superiori al limite di intervento proposto dall’ISPRA per le bonifiche nel SIN di Taranto, pari a 190 μg/Kg p.s.. Secondo queste indicazioni e, tenendo conto dei congeneri determinati in questo studio, i sedimenti analizzati superano ampiamente i citati limiti e confermano l’elevato grado di contaminazione presente almeno per l’area a sud del I seno del Mar Piccolo.

LE FALDE

La falda profonda risulta abbondantemente contaminata dal cuneo salino con evidenze via via maggiori avvicinandosi alla linea di costa, così come la sua propensione a generare risorgenze sia a terra sia in Mar Piccolo con i citri.  (…) Per quanto riguarda le falde superficiali, soggiacendo a profondità di molto inferiori rispetto a quella profonda, sono potenzialmente più a diretto contatto con matrici (suolo e acque) contaminate e, conseguentemente, possono essere loro stesse buoni vettori della contaminazione. Una evidenza in tal senso è rappresentata dalla falda superficiale localizzata sotto l’area industriale del SIN di Taranto, ad oggi l’unica area in cui è possibile avere dati sulle piezometrie che permettano modellazioni più accurate e, di conseguenza, migliori valutazioni sui livelli di contaminazione presenti e stime sui percorsi di migrazione potenziali.

(…) Dal modello di flusso sperimentale, si rileva come, anche grazie alle conformazioni orografiche ed alla tipologia litologica dell’area, parte del carico della falda superficiale ivi presente possa ripiegare verso il Quartiere Tamburi e, da questo, nel 1° seno del Mar Piccolo. Dal modello di propagazione/diffusione degli inquinanti questa considerazione trova una migliore interpretazione in quanto, in un orizzonte temporale medio (60 anni), si osserva un ampliamento e migrazione “naturale” della plume di contaminanti anche verso il 1° seno del Mar Piccolo.

Alessandra Congedo

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