ROMA – Greenpeace esprime profondo dissenso rispetto alla strategia energetica che il decreto Sblocca Italia – appena approvato in via definitiva in Senato – prevede per il Paese. «La politica energetica di Renzi è quanto di più vecchio e miope potesse toccare in sorte all’Italia», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «Puntare oggi sulle misere riserve fossili di cui disponiamo, in spregio all’ambiente e alla bellezza dei nostri territori e dei nostri mari, vuole dire consolidare la nostra dipendenza dalle energie più inquinanti, non generare occupazione e danneggiare altri comparti strategici come turismo, pesca e agricoltura».
Secondo Greenpeace, con questo provvedimento il Governo italiano mostra una doppiezza sconcertante: mentre in Europa e nei summit Onu si impegna a parole a contrastare i cambiamenti climatici, nei fatti si rivela succube dei petrolieri che si preparano a deturpare le nostre coste e i nostri mari con le loro trivelle. Neppure gli ennesimi disastri climatici che si sono abbattuti su metà del territorio italiano nelle scorse settimane – da Genova a Parma, sino alla Maremma – e che anche oggi colpiscono molti territori sono serviti come monito, per ricordare che la strada delle energie fossili è sbagliata.
Visto il voto di oggi, resta inoltre inascoltato l’allarme lanciato dall’IPCC (International Panel on Climate Change), il braccio scientifico delle Nazioni Unite sul clima, che solo pochi giorni fa ha ricordato come sia urgente cambiare subito i nostri sistemi energetici, se si vuole evitare il peggio. Il decreto Sblocca Italia attribuisce un carattere “strategico” alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, semplificando gli iter autorizzativi, togliendo potere alle Regioni e prolungando i tempi delle concessioni. Una deregulation selvaggia per chi vorrà bucare suolo e fondali in cerca di pochi barili di petrolio.
Nel frattempo – forse Renzi non lo sa? – le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale: oggi in Italia soddisfano circa il 40 per cento dei consumi di elettricità. Una politica orientata a un loro forte sviluppo arriverebbe, al 2030, a impiegare 100 mila unità: ovvero, una base occupazionale tripla rispetto a quanto oggi occupa la FIAT Auto in Italia. Ancor più si potrebbe fare con lo sviluppo dell’efficienza energetica. Il decreto Sblocca Italia invece difende gli interessi delle lobby fossili mentre, con burocrazia e nuove tasse, chiude la strada al futuro e blocca le rinnovabili.
«Questo decreto appare antistorico a chiunque abbia una conoscenza pur superficiale del mondo dell’energia: va in direzione opposta ai mercati e alla ricerca, punta dritto al passato e riavvolge il nastro della storia industriale italiana al ‘900», aggiunge Boraschi. «Ma, anche se non vi fossero tutte queste pecche, risulterebbe comunque indecente per il carattere autoritario che lo ispira. Renzi tira dritto per la sua strada e non ascolta nessuno, se non le lobby fossili. Ma presto, crediamo, dovrà ascoltare comunque, volente o meno, la protesta che sta montando in tutto il Paese», conclude.
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