La Legge di Stabilità che prevede l’accorpamento tra CRA ed INEA, enti del Ministero dell’Agricoltura, rischia di pregiudicare definitivamente la ricerca nel settore in nome del marketing elettorale. Scelta illogica, per il M5S
INEA ha debiti al 31.12.2014 pari a circa 50 milioni di euro, gran parte dei quali esigibili, frutto del lavoro di commissariamento che lo ha ridotto (in circa un anno, ovvero dall’incarico conferito dall’ex premier Enrico Letta) dai 71 milioni di euro precedenti. L’ente, che attualmente conta su uno stanziamento, pari a 5,5 milioni, che non copre neppure i costi di gestione di 15 milioni, deve scontare una “massa debitoria” causata dai non oculati Consigli d’Amministrazione che si sono succeduti negli anni, in cui sedeva anche l’attuale senatore Dario Stefàno (SEL) quando era rappresentante degli assessori regionali all’agricoltura nella Conferenza Stato-Regioni. Il CRA, invece, può vantare un bilancio in sesto, nonostante abbia già dovuto far fronte, negli ultimi anni, all’incorporazione dell’Inran (altro ente fortemente indebitato) e vede il Presidente Alonso sulla stessa lunghezza d’onda del Commissario Cannata.
“La scelta del Governo Renzi, dunque, vanificherebbe un anno di gestione commissariale, voluta in questa legislatura dalla stessa maggioranza che lo sostiene e non risolverebbe nulla – dichiara il deputato Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura – Il CRA reputa inutile ed irrazionale l’accorpamento in questo momento mentre per Inea danneggerebbe il percorso fin qui intrapreso. Piuttosto che slogan, c’è bisogno di una seria riorganizzazione degli enti ministeriali. Il rischio è di distruggere irrimediabilmente la ricerca scientifica ed economica in agricoltura.
La motivazione della illogica e cieca fretta renziana, forse, va ritrovata nei numerosi e corposi beni di valore di cui il CRA è proprietario: non vorremmo si apra la strada alla solita speculazione nella vendita dei gioielli di famiglia – continua L’Abbate (M5S) – Sembra davvero incredibile che Maurizio Martina voglia passare alla storia come il Ministro dell’Agricoltura che ha soppresso il Corpo Forestale dello Stato e ha ammazzato la ricerca pubblica. Il marketing elettorale, almeno in questa vicenda, deve lasciare il campo ad una riorganizzazione seria e concreta, non raffazzonata, che ha come punto di partenza proprio il lavoro già fatto dai due enti in questione. Presenteremo i nostri emendamenti, anche soppressivi dell’art. 32, per ovviare a questo ulteriore colpo all’agricoltura italiana che, solo a parole a quanto pare, doveva essere il volano per il rilancio economico del Paese. Sarebbe interessante sapere qual è il punto di vista del senatore Stefàno dato il suo ruolo nel Consiglio d’Amministrazione dell’Inea, ora in una situazione debitoria che ha costretto al commissariamento dell’ente stesso”.
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