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L’Onu lancia l’allarme clima, Greenpeace: Ue debole

ROMA – Dopo sette giorni di intenso lavoro, l’IPCC (International Panel on Climate Change), il braccio scientifico delle Nazioni Unite sul clima, ha reso pubblica ieri l’ultima parte del quinto rapporto sui cambiamenti climatici, ricordandoci con forza che c’è ancora tempo per fermare i cambiamenti climatici, a patto di iniziare ad agire subito.

Entro il 2050, secondo gli scienziati, bisognerà aver ridotto del 40-70 per cento le emissioni mondiali di gas serra, per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C. Per fare questo bisogna lasciare dove sono almeno tre quarti delle riserve di combustibili fossili, soprattutto petrolio e carbone, e puntare invece su efficienza energetica e tecnologie pulite.

“Il rapporto dell’IPCC è un monito per i politici di tutto il mondo. Proprio la scorsa settimana l’UE ha raggiunto un accordo sui propri obiettivi al 2030 in materia di clima ed energia poco ambizioso e con obiettivi decisamente insufficienti – dichiara Luca Iacoboni, Responsabile Campagna Clima & Energia Greenpeace Italia – È necessario che l’UE mantenga la leadership nella lotta al riscaldamento globale, soprattutto in un momento in cui Cina e Usa sembrano voler prendere impegni seri sul tema. Per questo deve rivedere al rialzo i propri obiettivi al 2030, in vista della conferenza sul clima di Parigi 2015”.

Il rapporto non lascia molti dubbi su quale debba essere la direzione da adottare nei prossimi anni e specifica che entro il 2050 sarà necessario soddisfare con energie rinnovabili almeno l’80 per cento delle necessità energetiche globali, e entro il 2100 i combustibili fossili andranno completamente eliminati.

“La scienza ci dice che il futuro saranno le rinnovabili e l’efficienza energetica, mentre il governo italiano sembra voler rimanere ancorato al passato con le sue scelte. Il Senato voterà dopodomani il decreto Sblocca Italia, che dà il via libera alle trivelle nei nostri mari per due gocce di petrolio, mentre continuano le misure per colpire le rinnovabili. Una doppia follia: non solo si continueranno ad estrarre combustibili fossili, che dovrebbero invece rimanere sotto terra per fermare i cambiamenti climatici, ma lo si farà mettendo a rischio il mare italiano e settori come turismo e pesca sostenibile, fondamentali per la nostra economia” conclude Iacoboni.

 

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