Riceviamo e pubblichiamo nota stampa di Michele Mazzarano, consigliere regionale del Pd.
L’annuncio segue di qualche giorno la decisione, in ottemperanza della ennesima legge dello Stato sull’Ilva, del tribunale di Milano di mettere a disposizione del Commissario Gnudi la somma di 1.2 miliardi di Euro per le opere di bonifica ambientale dello stabilimento. Siamo nel mezzo di un tornante decisivo di questa complessa vicenda. La strada è lastricata di ostacoli. Ne siamo consapevoli. La imponente opera di ambientalizzazione del più grande stabilimento siderurgico di Europa è una sfida troppo complicata per cantare presto vittoria.
Ma non riconoscere che siamo di fronte a fatti eccezionali è francamente incomprensibile. Così come incomprensibile è il segno disfattistico degli argomenti che li accompagnano. Il dibattito che una parte del mondo ambientalista propone, secondo cui il principio del ‘chi inquina paga’ si applicherebbe solo se le risorse fossero destinate alle bonifiche esterne, come se la copertura dei parchi minerari non abbia implicazioni sulla salute dei cittadini dei Tamburi, desta non poche perplessità. E le perplessità nascono dalla idea, radicata in noi, che si possono avere diversità di vedute ma ci possono essere, ogni tanto, fatti che producono convergenze. Sinceramente pensavo che lo sblocco delle risorse per applicare l’AIA potesse essere uno di questi.
Ma evidentemente, in questa storia, ogni attore in campo non vuol rinunciare ad essere ostinatamente di parte. Noi siamo dalla parte di Renzi che viene a Taranto due volte nel giro di pochi mesi, a differenza dei suoi predecessori che, per paura, si mantenevano alla larga da Taranto. Noi vogliamo stare dalla parte operosa di chi ci mette la faccia, non di coloro che pensano di poter salire su presunti piedistalli ad impartire lezioni. Vogliamo stare dalla parte del Governo e del Parlamento che si adoperano insistentemente per risolvere il problema Taranto. Stiamo dalla parte di tutti quelli che si sono caricati della responsabilità, piccola o grande che sia, di voler tenere assieme lavoro e salute, produzione e rispetto dell’ambiente.
La via maestra, come spesso accade, è quella più complicata. Le alternative, le scorciatoie, qualsiasi esse siano, sono catastrofiche per Taranto, per la sua economia, per i suoi cittadini, per i suoi lavoratori. Sia chiaro che non intendiamo dare lezioni a nessuno, anzi continueremo, con tutti i nostri limiti, a studiare, a sentirci degli allievi che hanno sempre qualcosa da imparare. Ma se c’è una scuola a cui non ci iscriveremo mai, questa è la scuola del catastrofismo, di coloro che rinunciano a provarci, di coloro che puntano alla sconfitta di Taranto, per cantare la loro piccola vittoria”.
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