Ilva, soldi sbloccati: la soddisfazione di Pelillo (Pd) e i timori di Bonelli (Verdi)
TARANTO – Opinioni a confronto. Da una parte il deputato tarantino del Pd, Michele Pelillo, dall’altra il co-portovoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che tarantino non è. Sul tavolo la decisione assunta dal gip del Tribunale di Milano, Fabrizio D’Arcangelo, a favore dello sblocco delle somme sequestrate ai Riva.
Pelillo si dice soddisfatto: “L’Ilva di Taranto potrà essere ambientalizzata con i soldi dei Riva. Le risorse sequestrate alla famiglia Riva dai giudici di Milano, oggi messe a disposizione del commissario straordinario dell’Ilva Piero Gnudi, rappresentano la possibilità di aprire i cantieri previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale e far proseguire il progetto di risanamento dello stabilimento siderurgico”. Per il parlamentare ionico “è una notizia di straordinaria importanza: un parziale risarcimento al danno ambientale causato dalla grande industria e subìto da Taranto e dalla provincia ionica”.
Bonelli, che è anche consigliere comunale per Taranto Respira, reagisce ponendo un quesito: “Ora queste risorse della famiglia Riva saranno utilizzati per realizzare gli interventi sugli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto previsti dall’AIA, ma chi pagherà le bonifiche per risanare i terreni agricoli contaminati dalla diossina, le falde e il mare inquinato e i danni alle parti civili? Arpa Puglia ha stimato che i danni provocati dall’inquinamento sono intorno ai 4-5 miliardi di euro. Dove sono i soldi per fare le bonifiche e più precisamente i Riva avranno disponibilità economiche tali da applicare il principio chi inquina paga?”.
Per Bonelli “è legittimo, purtroppo, pensare che come sempre le bonifiche in Italia non si faranno e il disastro ambientale provocato dall’Ilva sui terreni, le falde e nelle aree circostanti rimarrà lì per sempre. I soldi sequestrati ai Riva sbloccati per legge andranno ad essere investiti sugli impianti ma le bonifiche non le farà nessuno e il disastro ambientale rimarrà lì come un monumento a futura memoria, monumento di cui faremo volentieri a meno”.