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Ilva, Bonelli (Verdi) presenta esposto alla Procura e avverte: “Si rischia catastrofe sociale”

TARANTO  Questa mattina,  il co-portavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, ha presentato un esposto-dossier alla Procura della Repubblica. Queste le richieste avanzate alla magistratura: verificare l’avvenuta attuazione delle prescrizioni Aia da parte dell’Ilva, verificare se c’è una continuazione del reato, in relazione all’aggravarsi della situazione sanitaria, come dimostrato dall’ultima indagine epidemiologica dello studio Sentieri, presentato dall’Istituto Superiore di Sanità il 1 luglio 2014, e – infine – verificare se si ravvisa una violazione di legge nella mancata  applicazione del piano industriale che doveva essere approvato 30 giorni dopo la pubblicazione del piano ambientale.

“Nell’esposto – ha spiegato Bonelli nel corso di una conferenza stampa tenuta in un locale del centro insieme ad Ada Le Noci, Luca Piccione (Verdi Taranto),  Vincenzo Fornaro e Giovanni Carbotti (Taranto Respira)  – abbiamo presentato anche prove fotografiche che testimonierebbero la mancata attuazione dell’Aia. L’Unione Europea, inoltre, con il suo parere motivato inviato all’Italia, ha dichiarato che all’Ilva persistono violazioni delle direttive e delle leggi in materia di tutela dell’aria  e dell’ambiente con emissioni in atmosfera che possono causare gravi conseguenze alla salute. Quanto scritto dall’UE è a nostro avviso una notizia di reato”. 

Secondo Bonelli “si rischia una catastrofe ambientale, sanitaria, sociale e occupazionale”. Chiaro il riferimento all’insufficienza di risorse economiche che lamenta il commissario straordinario Gnudi.  “Oggi ho letto che Gnudi ha detto a Renzi: o il governo italiano dà i soldi all’Ilva o chiudo – ha continuato Bonelli – penso che sia una dichiarazione irresponsabile, come irresponsabile è tutta la situazione che si è creata. Presto i giornali e le tv nazionali torneranno a parlare di Taranto e qualche commentatore se la prenderà con i  magistrati. Il problema è un altro: il sequestro è avvenuto il 26 luglio del 2012. Sono passati più di due anni e chi doveva fare non ha fatto nulla. Siamo preoccupati anche per il futuro dei lavoratori dell’Ilva”.

«I tarantini hanno dato tutto per lo sviluppo dell’Italia in termini di vite umane e malattie – ha proseguito – ora l’Italia, il governo e il parlamento italiano devono restituire ai tarantini quello che è stato tolto avviando la conversione industriale di quest’area come accaduto in altre città europee che hanno vissuto crisi industriali e ambientali analoghe a  quelle dell’Ilva”. Il leader nazionale dei Verdi chiede, quindi, al governo di cambiare strategia: «Deve ascoltarci senza attendere che Taranto cada nel burrone. Il governo lavori ad un provvedimento speciale che consenta di avviare la riconversione industriale, come a Bilbao, dichiarando l’area No tax, avviando le bonifiche, adottando politiche di rigenerazione urbana,  creando un polo tecnologico-scientifico-universitario e produttivo. Si possono creare nuovi posti di lavoro e costruire un futuro finalmente libero dai veleni”. 

Alessandra Congedo

ALCUNI STRALCI DELL’ESPOSTO

Cinque i punti posti all’attenzione della Procura:

1)  Attuazione delle prescrizioni ambientali AIA 2011-2012 e decreto riesame con piano ambientale pubblicato sulla GU 8 maggio 2014.

2)  Dati aggiornati dello studio S.E.N.T.I.E.R.I. e statistica codici 048 relativi al territorio tarantino.

3)  Mancata applicazione piano industriale dello stabilimento Ilva Taranto nelle modalità previste dalla legge.

4)  Parere motivato della commissione UE.

5) Sentenza n. 85 della Corte Costituzionale

 … “si evidenzia che alcune prescrizioni non risulterebbero ottemperate…

 1)  Art.1 comma 22 –  Ristoro degli Oneri derivanti ai comuni dalla pulizia delle strade prospicienti lo stabilimento e di tutte le aree pubbliche del quartiere Tamburi. Nel Verbale di ispezione Ispra 9 luglio 2014  pagina 2, la prescrizione non è attuata.

2)  I contatori delle risorse idriche che dovevano essere installati entro luglio 2013 non sono ancora funzionanti perché Ilva non ha ancora installato strumentazione per la verifica del funzionamento dei contatori. Verbale Ispezione Ispra 9 luglio pagina 2.

 3)  La prescrizione 70 a), che doveva essere attuata entro 4 mesi dall’entrata in vigore del decreto 8 maggio 2014 che approva il piano delle misure ambientali, non risulterebbe essere ottemperata, in particolare per ACC1. A tal proposito si legga verbale del commissario straordinario Ilva relativo al 31 agosto 2014. La prescrizione n.5  che doveva essere attuata entro 5 mesi per lo scaricatore A e B sulla base di quanto previsto dal decreto 8 maggio 2014 non risulterebbe essere attuata. Si chiede a codesta autorità giudiziaria di verificare se le benne attualmente utilizzate, siano quelle previste dalla prescrizione, ovvero quelle ecologiche. La benna, con benne circolari, fotografata al quarto sporgente sembrerebbe essere  stata montata nel 2008 e comunque non soddisferebbe le richieste dell’attuale AIA, perchè le benne montate sul sistema circolare non sembrerebbero chiuse sui 4 lati. Al secondo sporgente esisterebbero solo benne con il vecchio sistema. Si chiede altresì di verificare se  le stesse benne utilizzate per lo scarico dalle navi siano utilizzate per la pulizia dei fondali. I fatti potrebbero essere accertati dagli operatori addetti alle operazioni di scarico. Si allegano foto scattate in data 27.10.2014 nel porto.

 In data 11.03.2014 sono stati rilevati sul camino E424 valori di benzene pari a 5mg/Nmc superiori al valore di 4 mg/Nmc. In data 4.04.2014 dallo SME del camino E424 si è registrato un valore emissivo anomalo di polveri. Entrambi gli eventi sono riportati nel verbale del gruppo ispettivo del 9 luglio 2014.

 Il 13.05.2014 alle ore 14.33 è stata registrata un’emissione anomala non convogliata in atmosfera accaduta presso l’Altoforno 2. Durante l’apertura del foro di colata si sprigionavano fumi e polveri, parte dei quali non venivano captati. Questa anomalia veniva registrata dal G.I. nel verbale dell’ otto luglio 2014.

 Segnalazione dei fenomeni di slopping, riportati all’interno del verbale del G.I. del 14.10.2014 a pag.5 ultima prescrizione.

 Prescrizione 63. G.I. ha registrato emissioni anomale di polveri da AFO2 il 25.8.2014.

 La prescrizione 84 prevede l’implementazione entro 2 mesi, 8.07.2014, di un sistema ambientale per gestione delle problematiche connesse alle torce. Il G.I. registra che sono in corso ancora azioni di miglioramento e che Ilva comunica che terminerà intervento entro fine anno.

 Prescrizione 93 relativo al biomonitoraggio si registra che questo è parzialmente attuato. Inoltre si fa presente a codesta autorità giudiziaria che la ASL TA non ha ritenuto di dover procedere alla presentazione di una proposta che analizzasse la contaminazione della carne bovina /ovina e del pesce ma solo sul latte bovino/ovino e mitili.

 Il 16 ottobre 2014 la Commissione europea ha inviato un parere motivato al governo italiano sulla questione dell’acciaieria Ilva di Taranto, contestando violazioni delle norme sulle emissioni inquinanti proprio mentre nella città pugliese riprende il processo per disastro ambientale agli ex vertici dell’azienda. Nel parere motivato, Bruxelles ricorda di aver inviato alle autorità italiane  già due lettere di messa in mora, nel settembre 2013 e nell’aprile 2014, “con le quali ha invitato le autorità italiane ad adottare misure per assicurare che l’esercizio dell’impianto Ilva venga messo in conformità con la direttiva sulle emissioni industriali e con altre norme Ue in vigore in materia ambientale”. 

La Commissione Europea, registra ancora diverse violazioni, in particolare per la gestione dei sottoprodotti dei rifiuti e l’insufficiente monitoraggio del suolo e delle acque sotterranee. “La maggior parte dei problemi deriva dalla mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell’acciaio”, spiega la Commissione, secondo cui Ilva non rispetta le prescrizioni previste in numerosi settori, continuando a sprigionare “dense nubi di particolato e di polveri industriali, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute della popolazione locale e per l’ambiente circostante”. 

“Le prove di laboratorio evidenziano un forte inquinamento dell’aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, sia sul sito dell’Ilva sia nelle zone adiacenti della città di Taranto”, dice ancora la commissione europea.    Questo parere, indipendentemente dalla procedura prevista dal diritto comunitario che prevede entro i prossimi due mesi la risposta del governo italiano e nel caso di risposta insufficiente il deferimento alla Corte di Giustizia, potrebbe rappresentare a parere dello scrivente una “notizia di reato “ per le contestazioni delle violazioni delle direttive europee e della legislazione italiana in materia di emissioni e tutela ambientale.

La sentenza n.85 del 2013 della Corte Costituzionale nel respingere le obiezioni di illegittimità sui decreti emanati dal governo ha stabilito che: “la normativa censurata non prevede, infatti, la continuazione pura e semplice dell’attività, alle medesime condizioni che avevano reso necessario l’intervento repressivo dell’autorità giudiziaria, ma impone nuove condizioni, la cui osservanza deve essere continuamente controllata, con tutte le conseguenze giuridiche previste in generale dalle leggi vigenti per i comportamenti illecitamente lesivi della salute e dell’ambiente. Essa è pertanto ispirata alla finalità di attuare un non irragionevole bilanciamento tra i princìpi della tutela della salute e dell’occupazione, e non al totale annientamento del primo.”

Sempre la Corte Costituzionale: “I motivi di tale aggravamento di responsabilità si possono rinvenire nell’esigenza di prevedere una reazione adeguata delle autorità preposte alla vigilanza ed ai controlli rispetto alle eventuali violazioni in itinere delle prescrizioni Aia da parte di una impresa, già responsabile di gravi irregolarità, cui è stata concessa la prosecuzione dell’attività produttiva e commerciale a condizione che la stessa si adegui scrupolosamente alle suddette prescrizioni”.  

La Corte Costituzionale condizionava cioè il parere di costituzionalità all’applicazione scrupolosa dell’Aia e richiamava l’attenzione sul fatto che la magistratura può intervenire nel caso la non applicazione dell’Aia possa generare situazioni di pericolo. Si legge nella sentenza della Corte: “La deviazione da tale percorso, non dovuta a cause di forza maggiore, implica l’insorgenza di precise responsabilità penali, civili e amministrative, che le autorità competenti sono chiamate a far valere secondo le procedure ordinarie“. 

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