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Bonifica mar Piccolo, ancora “top secret” lo studio di Arpa – Perché?

TARANTO – Eccesso di prudenza da parte del nuovo commissario per le bonifiche, Vera Corbelli, o la conseguenza di qualche “interferenza” in corso? Sta di fatto che sullo studio sul mar Piccolo prodotto da Arpa Puglia, in collaborazione con il Cnr ed altri enti, è calato un silenzio assordante.  Tanto che Arpa Puglia sarebbe anche disposta a divulgarne i contenuti, frutto di circa nove mesi di lavoro, ma ha le mani legate, come confermato dal dirigente ambientale Nicola Ungaro, oggi a Palazzo di Città per assistere al convegno “Il mar Piccolo di Taranto: un’area di studio per il progetto Ritmare”. “Ci siamo rivolti al nostro ufficio legale per sapere se possiamo divulgarlo a chi ce lo richiede e siamo in attesa di risposta”, ci ha riferito.

L’annunciata presentazione a Taranto, da effettuare in un incontro aperto al pubblico, non è mai avvenuta. Solo i partecipanti alla Cabina di regia ne sono a conoscenza. Il dottor Nicola Cardellicchio, direttore dell’Istituto Talassografico di Taranto, ci ha rivelato che neanche il Cnr, che ha collaborato con Arpa per la realizzazione dello studio, ha ricevuto la copia richiesta. Si attende, insomma, il via libera da parte della Corbelli, che nel corso dell’ultima riunione della Cabina di Regia (1 ottobre) aveva espresso l’esigenza di effettuare un ulteriore approfondimento su alcuni aspetti dello studio. «Noi abbiamo fatto il massimo in considerazione del tempo che avevamo a disposizione per effettuare il nostro lavoro», ha spiegato Ungaro a InchiostroVerde.

Chi conosce bene la Corbelli, afferma che si tratta di una persona che non ama delegare. Preferisce approfondire tutte le questioni personalmente, anche se è sommersa dal lavoro in quanto ricopre diversi incarichi. D’altronde, ha sostituito l’ex commissario Alfio Pini (andato in pensione), da meno di tre mesi. C’è comunque chi avanza il sospetto che siano in corso delle interferenze. Di che valenza e portata è difficile dirlo. Sta di fatto che si è finiti in un vero pantano: un considerevole rallentamento rispetto alla tabella di marcia indicata con il rischio di perdere i finanziamenti per il risanamento del mar Piccolo. Un rischio che Taranto non si può assolutamente permettere.

Ricordiamo che in base ai risultati di questo studio dovranno essere scelte le tecniche di intervento più adeguate per disinquinare lo specchio d’acqua contaminato da pcb, diossine e metalli pesanti. Sono tre le ipotesi sul tavolo: il dragaggio, il capping o biorimedi. Per ognuna delle ipotesi in campo sono stati indicati i “pro” e i “contro”, così come non è mai stata esclusa la possibilità di ricorrere ad un mix tra i diversi interventi. Il timore è che si vada verso logiche che potrebbero garantire gli interessi di pochi, come l’ipotesi di realizzare dei porticcioli.

Il convegno di stamattina, che coinvolge studiosi e ricercatori provenienti da tutta Italia,  ha fatto emergere una posizione contraria all’ipotesi dragaggio, confermando quindi valutazioni già espresse in passato dal Cnr. «La nostra è una valutazione scientifica sugli effetti di un eventuale dragaggio – ha spiegato il dottor Cardellicchio – noi forniamo indicazioni di precauzione in quanto molti contaminanti presenti nel sedimento potrebbero ritornare in circolazione e ricontaminare le acque del mar Piccolo. Al momento non ci siamo schierati per un’altra tecnica di intervento perché vogliamo esaminare tutti i dati prima di fornire un’indicazione chiara».

In merito allo studio condotto insieme ad Arpa Puglia, Cardellicchio, non ha dubbi: è un lavoro “completo”: «L’ecosistema mar Piccolo è molto complesso ed è difficile prendere una decisione su come intervenire – ha aggiunto – ci sono scelte di tipo politico e soprattutto economico da fare. La cosa importante è che si agisca subito perché ci siamo ritrovati in una situazione di immobilismo. Non capisco perché lo studio non sia stato ancora reso pubblico, considerato che sono coinvolti enti pubblici».

Così mentre le istituzioni annaspano o marciano con eccessiva lentezza e poca chiarezza, il mar Piccolo continua ad essere inquinato. Eppure, è uno scrigno d’acqua salata, con apporti di acqua dolce, in grado di custodire dei veri e propri tesori, come confermato dalla dottoressa Ester Cecere, biologa del Talassografico di Taranto: «Si tratta di un bacino che negli anni ’70-80, era particolarmente degradato per la presenza di scarichi fognari non soggetti a depurazione – ha detto a InchiostroVerde – poi dal 2000, da quando ne sono stati chiusi quattordici, si è verificata una netta ripresa della flora marina con la ricomparsa di specie che erano presenti negli anni ’20».

Anche la presenza di un considerevole numero di cavallucci marini è la conferma che le condizioni ambientali sono migliorate. «Questi organismi, che normalmente non vivono in ambienti inquinati – ha evidenziato la Cecere – sono comunque presenti. Diverso è il discorso per i molluschi che assorbono le sostanze inquinanti». Infine, la Cecere ha messo in guardia sul potenziale  rischio rappresentato dall’arrivo di specie aliene, che giungono a Taranto attraverso l’importazione dall’estero di mitili poi coltivati nel mar Piccolo. Da qui la richiesta di una maggiore sorveglianza da parte delle autorità competenti, tenute a preservare il bacino anche da questo tipo di aggressione che si aggiunge a quella industriale (dall’Ilva all’Arsenale Militare), subìta da decenni.

Alessandra Congedo

 

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