Ilva, la Fiom Cgil chiede i risultati dello screening tiroideo su operai Carpenteria
TARANTO – A seguito dell’avvio del percorso di “screening tiroideo” effettuato all’ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti su circa 260 lavoratori del reparto Carpenteria dell’Ilva, con l’obiettivo di individuare la presenza di patologie tiroidee, la Fiom Cgil richiede uno specifico incontro per conoscere i risultati anonimi collettivi degli esami effettuati.
E’ questo il contenuto di una richiesta inviata al direttore dello stabilimento Ilva, ing. Cola, al medico competente, dottor Greco, al RSSP, ing. Palmisano, e al responsabile dell’ufficio Rin, dottor Liurgo. Il documento, a firma di Francesco Brigati (Rsu Fiom-Cgil), Francesco Bardinella (Esecutivo Fiom-Cgil) e Giuseppe Romano (coordinatore Fiom-Cgil), è stato trasmesso per conoscenza anche ad Arpa Puglia, Spesal Asl Taranto e Ordine dei Medici di Taranto.
Come riportato più volte dal nostro sito, nel reparto Carpenteria sono stati segnalati diversi casi di malattie alla tiroide ma anche decessi per tumore, tra questi l’operaio tarantino Nicola Darcante. La situazione della carpenteria Ilva è anche stata oggetto di un’indagine della Procura di Taranto che ha acquisito le relazioni fatte dallo SPESAL, il Servizio Asl di prevenzione sui luoghi di lavoro.
Ricordiamo, infine, un altro dettaglio non secondario. Nella relazione trimestrale sullo stato di avanzamento dei lavori del siderurgico, l’ ex commissario straordinario Enrico Bondi, aveva dedicato un breve paragrafo anche al reparto in questione escludendo “una esposizione dei lavoratori ad agenti inquinanti”. Sull’argomento era intervenuto poi il direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, con una nota che suonava come una secca smentita: «Le conclusioni del commissario Bondi che escludono il nesso causale tra esposizione dei lavoratori e incidenza di tumori, essendo basate su evidenze non documentate, devono essere considerate puramente autoreferenziali».
(A. Cong)
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