Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del consigliere regionale Alfredo Cervellera (SEL).
Questa Legge è importantissima ( e continuo a non capire la sottovalutazione di essa da parte degli ambientalisti tarantini) perché, a fronte di pericoli sanitari accertati scientificamente per la popolazione, impedisce l’insediamento di nuovi impianti, come quelli di Tempa Rossa, in un’area già compromessa dalle emissioni inquinanti di preesistenti insediamenti industriali. Per la prima volta si sancisce che il diritto alla salute è prioritario rispetto agli altri diritti costituzionali.
Di qui si capisce la mia testardaggine e che non c’era nulla di strumentale (legato alle prossime primarie) per richiedere con la Mozione al governo regionale un’azione decisa per attuare la Legge e bloccare le decisioni del Governo su Tempa Rossa fino alla redazione del Rapporto di VDS da parte degli organi competenti. E’ la “mia” Legge, che usa un concetto innovativo, direi quasi rivoluzionario, per misurare scientificamente negli anni le conseguenze sanitarie per gli effetti “cumulativi” delle emissioni nocive industriali sulla popolazione. Perché non doveva essere applicata dalla Regione al momento di un nuovo probabile insediamento inquinante a Taranto? Di questo rovello, e con me tanti tarantini, non riuscivo a darmi pace.
Devo dare atto all’Assessore Nicastro, nonostante le sue tentennanti dichiarazioni in Consiglio, di essersi mosso bene nella direzione voluta dalla Mozione avanzando la richiesta al Ministero dell’Ambiente di rivedere l’AIA sulla base dei rilievi effettuati dall’Arpa. Ora occorre fare un passo in avanti chiedendo formalmente al Governo di sospendere la procedura autorizzativa di questo nuovo insediamento in attesa dei dati della VDS. Inoltre per far presto occorre dotare l’Arpa delle risorse necessarie e straordinarie per raggiungere l’ obiettivo stabilito.
Manca un altro elemento importante sollevato dalla relazione dell’Arpa, consegnata in Commissione Ambiente, e dalle Associazioni ambientaliste: il rischio di incidenti rilevanti per l’ENI. Come giustamente ha ricordato Legambiente nella succitata audizione: nel 2008 se quel treno che trasportava il propilene (un gas pericolosissimo) fosse scoppiato davanti ai serbatoi dell’ENI, dove era passato 10 minuti prima di raggiungere la stazione, mezza città sarebbe stata rasa al suolo.
Perché il Comitato Tecnico Regionale non ha mai tenuto conto dell’effetto “domino” per le infrastrutture industriali e militari presenti a Taranto?
Perché l’Elaborato Tecnico per i Rischi Rilevanti (ERIR) è stato riferito solo all’Ilva e a Taranto Energia? Perché la Regione non ha richiesto al Comune di Taranto di aggiornarlo? Di tutto questo discuteremo nell’audizione prevista per lunedì 13 p.v., di ben tre Commissioni consiliari (Ambiente, Sanità, Industria) per arrivare in Consiglio Regionale a votare, con cognizioni di causa, la Mozione di cui sono primo firmatario. Il Centrodestra, tranne alcune lodevoli eccezioni, ha fatto le barricate per sostenere un impianto che non porta alcuna occupazione stabile ma tanta morte ai tarantini.
Il Centrosinistra, tranne un’ eccezione che voleva giustificare la strategicità dell’opera (ma l’oleodotto non si può portare a Gioia Tauro o verso altri siti della Basilicata?), non ha fatto mancare il suo sostegno alla Mozione ( e di questo ringrazio tutti a partire dal mio Gruppo). Ora nel Consiglio del 14 p.v, dove la mozione sarà al primo punto all’OdG, ognuno si assumerà le proprie responsabilità con un voto alla luce del sole. Occorre che Taranto, come ha già fatto nei giorni scorsi, faccia sentire alta la sua voce a difesa di uno sviluppo ecocompatibile ed alternativo alle tragiche condizioni ambientali e sanitarie attuali”.
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