Proprio nei giorni scorsi, il “Movimento Stop Tempa Rossa” aveva rivolto un appello al Comune in tal senso. Nel quale ricordava come il 2 ottobre del 2012 l’ex assessore all’urbanistica, Francesco Cosa dichiarò che “è stata completata la redazione dell’elaborato Tecnico inerente il Rischio di Incidenti Rilevanti (ERIR) del Comune di Taranto. Ad occuparsi del documento è stata la Direzione Urbanistica Edilità che, tramite l’Assessore Francesco Cosa, l’ha presentato questa mattina al Sindaco”.
Dopo di che, della vicenda e del documento ERIR non si è più saputo nulla. Due anni dopo, la Commissione Ambiente e Assetto del Territorio del Comune di Taranto, si ritrova per continuare, o forse sarebbe meglio dire a riprendere, la discussione su un documento così importante, come candidamente e sommessamente ammesso nei giorni scorsi da qualche componente del Consigli comunale.
Ma le “sorprese” non finiscono di certo qui. Perché il documento che la Commissione Assetto del Territorio aveva elaborato, avvalendosi dello studio della società Tecsa Srl di Milano, realizzato nel 2012 ed aggiornato al 2014, sulle zone a rischio di incidenti rilevanti, è risultato essere “incompleto”. A farlo notare ai nostri “eroi”, è stata Barbara Valenzano, dirigente ingegnere Area Rischi Industriali, responsabile del Servizio Tecnologie, della Sicurezza e Gestione dell’Emergenza e componente della Direzione Scientifica di ARPA Puglia, nonché custode giudiziario dell’Ilva dal 2012 su nomina della Procura di Taranto. Incompleto perché l’ERIR, oltre a dover contenere una valutazione a tutto tondo sulla situazione attuale di un territorio, deve anche prevedere l’impatto di futuri insediamenti industriali e la loro effettiva compatibilità con la presenza di altri siti industriali già presenti in loco.
La Valenzano ha presentato ai componenti delle commissioni, il documento sul quale ARPA Puglia ha relazionato nell’audizione della V commissione Ambiente della Regione Puglia la scorsa settimana. Nel documento, a proposito di incidenti rilevanti, si legge che “Ilva e Taranto Energia (la società che possiede le centrali termoelettriche all’interno del siderurgico, ex Edison e di proprietà Ilva dopo che il gruppo Riva le acquistò nel 2011) sono già stati individuati come stabilimenti per i quali la probabilità o le conseguenze di un incidente rilevante possono essere maggiori a causa del luogo, della vicinanza degli stabilimenti stessi e dell’uso di sostanze pericolose presenti in essi”. Nell’ERIR elaborato dal Comune di Taranto però, non risulta presente una valutazione sugli effetti che eventi incidentali potrebbero determinare sulle nuove installazioni previste dal progetto “Tempa Rossa”. “Il Porto di Taranto, già interessato da un elevato traffico navale, connesso agli attuali regimi produttivi della Raffineria, – si legge nel documento di ARPA Puglia sul quale ha relazionato ieri la Valenzano – sarà ulteriormente interessato dalla movimentazione del greggio di Tempa Rossa. L’esercizio del terminale in fase di attracco delle navi petrolifere, implicherebbe dunque la necessaria applicazione di misure di sicurezza tali da incidere pesantemente sulle modalità di gestione del traffico portuale. Tali valutazioni non risultano ad oggi effettuate, fatto che potrebbe anche comportare l’incapacità di esercitare tali attività, in sicurezza, nel porto di Taranto”.
Ecco perché secondo l’Arpa, dovranno essere opportunamente valutati eventuali eventi incidentali relativi al progetto Tempa Rossa. A tal fine l’Agenzia regionale per l’Ambiente si è riservata di chiedere al Comitato Tecnico Regionale di procedere ad una revisione del parere sul Nulla Osta di Fattibilità del progetto che fu concesso nel lontano 2011. “Tali considerazioni risultano essere di estrema importanza anche a causa del fatto che l’area interessata da tale progetto risulta individuata quale area ad elevata crisi ambientale – specifica Arpa Puglia – per la quale un eventuale aggravio del preesistente livello di rischio potrebbe comportare gravi situazioni di pericolo per la salute della popolazione e per l’ambiente”.
Tanto per capirci, l’ERIR è un documento di primaria importanza, visto che il Decreto Ministeriale del 9 maggio 2001 (che recepisce una direttiva europea, l’ultima in ordine di tempo è la Seveso III del 2012) lo rende obbligatorio per i comuni interessati da aziende a rischio d’incidente rilevante, ritenendolo “parte integrante e sostanziale dello strumento urbanistico” (punto 3.1 Allegato al DM 9 maggio 2001). Il decreto ha l’obiettivo di definire le opportune distanze di sicurezza tra gli stabilimenti e le zone residenziali, proprio al fine di limitare le conseguenze derivanti da incidenti che coinvolgono determinate sostanze pericolose per l’uomo e gli elementi ambientali vulnerabili.
Il decreto prevede la redazione, ad opera delle autorità competenti in materia di pianificazione urbanistica e territoriale, di un Elaborato Tecnico sul Rischio di incidenti rilevanti, in corrispondenza della costruzione di nuovi stabilimenti, delle modifiche ad aziende esistenti e della realizzazione di nuovi insediamenti residenziali o infrastrutture attorno ad aziende esistenti. Le attività prevedono: analisi territoriale; identificazione degli elementi ambientali sensibili; valutazione delle caratteristiche dell’azienda; identificazione dei possibili scenari di incidente; valutazione delle possibili aree di danno; perimetrazione delle fasce di rispetto in relazione agli insediamenti urbani ed agli elementi ambientali sensibili. L’elaborato tecnico deve essere contenuto negli strumenti urbanistici (art. 4 del D.M. LL.PP. n.267 del 9/5/2001) ed individua e disciplina le aree da sottoporre a specifica regolamentazione. Al termine della riunione delle due commissioni quindi, il presidente della Commissione Assetto del Territorio, Giovanni Guttagliere, ha dichiarato che, alla luce della valutazione fornita da ARPA Puglia, l’elaborato ERIR andrà “rivisto” prima di approdare in Consiglio Comunale per la sua approvazione. Chapeau.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 01.10.2014)
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