Incendio Raffineria Milazzo, i “Liberi e pensanti” rilanciano tema sicurezza
L’incidente avvenuto a Milazzo la scorsa notte, dove è divampato un incendio all’interno della raffineria Eni, poteva trasformarsi in una tragedia. L’hanno capito subito i tanti cittadini che in piena notte sono scappati via dalla cittadina siciliana. I fantasmi del 1993, quando in seguito a un grave incidente morirono sette lavoratori, sono riaffiorati dai ricordi di una comunità rassegnata da anni a vivere nel pericolo. Eppure a svariati chilometri di distanza c’è chi continua a garantire che simili impianti non siano pericolosi, “dimenticando” tra le tante cose ciò che è scritto nella direttiva Seveso dell’Unione Europea.
Siamo a Taranto, terra dove sembra essere vietato l’insediamento di qualsiasi impianto industriale che non sia classificato a rischio di incidente rilevante. Almeno in giornate come quella di oggi, con il fato lì a mostrarti il peggio un attimo prima che si realizzi, vorremmo vedere un sobbalzo da parte degli amministratori ionici; una riflessione su quanto saremmo impreparati qualora il peggio accadesse a Taranto. Ci aspetteremmo un sindaco pronto a mettere in campo ogni sforzo affinché venisse spiegato alla popolazione il piano di emergenza esterno dell’Eni; che venissero fatte delle esercitazioni.
Ci aspetteremmo che i parlamentari del territorio urlassero, ogni giorno e in ogni sede, il rifiuto di questa città ad accogliere nuovi impianti a rischio di incidente rilevante e che progetti come Tempa Rossa venissero cestinati senza spreco di energie e parole. Siamo certi, però, che tutto questo resterà solo un desiderio nostro e di chi ama questa città. Ci sembra già di sentirli: “Avanti tutta alla conquista di Taranto! Qui non accadranno mai incidenti come quello di Milazzo”. Lo speriamo anche noi ma in un paese dove la direttiva Seveso vale meno di carta straccia, nessuno si offenda se riponiamo maggiore fiducia nel fato che nello Stato. Milazzo docet.
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti