Difficilmente infatti, torneranno gli approdi delle portacontainer oceaniche del gruppo armatoriale taiwanese Evergreen (la rotta UAM che tocca tra gli altri gli scali di Vancouver, Osaka, Shangai, Hong Hong e Alessandria d’Egitto prima di arrivare in Europa), nelle prossime settimane proseguirà ad operare anche durante gli attesi lavori di riqualificazione del terminal contenitori al Molo Polisettoriale servendo traffici realizzati prevalentemente con navi feeder. Anche se nel pomeriggio di oggi, durante il secondo turno, dovrebbe arrivare lo stesso la Ever Elite, in un primo momento dirottata al porto di Trieste.
Inoltre, sempre quest’oggi giungerà la nave che collegherà Taranto al Pireo due volte a settimana, anche se il suo primo approdo era previsto per il 9 ottobre. Si tratta della nave feeder Consouth, scelta dalla compagnia Evergreen/Italia Marittima per coprire il nuovo servizio PTS (acronimo di Piraeus-Taranto Shuttle) che collegherà Taranto al Pireo. A quanto si è appreso da fonti interne a TCT (che ricordiamo essere partecipata per il 50% dal gruppo Hutchison Port Holdings (HPH), per il 40% dallo stesso gruppo Evergreen e per il 10% da GSI Logistics), la Consouth giungerà a Taranto senza merce a bordo ma scaricherà duecento contenitori vuoti che saranno destinati a contenere la merce dei clienti che hanno prenotato l’esportazione di carichi containerizzati verso i mercati asiatici.
Un segnale di distensione da parte di Evergreen, se così vogliamo interpretarlo, visto che la compagnia domenica aveva ordinato che tutti i container vuoti presenti al suo interno fossero imbarcati sull’Ever Unific, l’ultima nave oceanica approdata a Taranto. In realtà la decisione del vettore marittimo taiwanese è più un favore a suoi clienti locali, che in attesa dei container vuoti da riempire per l’export, avrebbero dovuto attendere tempi ancora più lunghi per l’imbarco.
Intanto, per il prossimo futuro, si volge lo sguardo a Roma. Ma è alquanto difficile che dalla Capitale possa giungere qualche aiuto concreto. Non fosse altro perché le colpe dei ritardi sui lavori previsti al porto di Taranto (dalle intese del 1998 prima e del 2012 poi), sono figlie soprattutto della lentezza e della non curanza delle istituzioni locali. Come ha giustamente sottolineato TCT nella sua lettera dei giorni scorsi.
Nell’accordo siglato in Prefettura, l’Authority si è intanto impegnata a verificare nuovamente i tempi dei lavori all’infrastruttura con l’obiettivo di accelerarli (non è dato sapere ad esempio il perché il procedimento di autotutela sulla gara d’appalto per i lavori alla banchina sia partita a fine agosto invece che nei mesi precedenti quando scoppiò il bubbone con il primo ricorso al TAR di Lecce), mentre col ministero del Lavoro si verificherà la possibilità di una proroga per un anno della cassa integrazione (che dura già da due anni) per i 570 addetti di TCT che scade il 28 maggio, periodo in cui i lavori saranno ancora in corso.
Una richiesta di intervento e di mediazione per il porto di Taranto è stata intanto avanzata al Governo – presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture – anche dal governatore della Puglia, Nichi Vendola, e dal sindaco di Taranto, Ezio Stefàno. Ma siamo alle solite: si delega a Roma quando in realtà i problemi sono soprattutto locali. Visto che come abbiamo più volte scritto negli ultimi giorni (per non dire negli ultimi anni), non è dato sapere cosa abbiano fatto le istituzioni (Comitato Portuale e Authority in primis) negli ultimi 20 anni per evitare di arrivare a questo punto.
Infine, spiace notare come anche per il porto la stragrande maggioranza della politica e della società civile si svegli soltanto oggi. Facendo tra l’altro, come si può evincere dai comunicati diffusi nelle ultime ore e dalla solite prese di posizione guerrafondaie sui social network, una confusione notevole. Non si capisce, tanto per dirne una, il perché prendersela con la grande industria, che non solo opera su altri pontili del tutto diversi dal Molo Polisettoriale ma soprattutto gode di una concessione di 90 anni sugli stessi.
G. Leone (TarantoOggi, 26.09.2014)
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