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Ilva, domani incontro al Mise con Arcelor Mittal?

I rappresentanti del gruppo siderurgico franco indiano Arcelor Mittal saranno domani al ministero dello Sviluppo economico per un confronto sulla situazione dell’Ilva. Da prima dell’estate, infatti, Arcelor Mittal ha dichiarato il suo interesse ad acquisire l’Ilva, ha inviato per due volte a giugno i suoi tecnici nello stabilimento siderurgico di Taranto e ora si è impegnato a presentare il piano industriale entro fine settembre anche se i sindacati metalmeccanici ritengono che a fine mese non accadrà nulla e che ci vuole ancora altro tempo. L’obiettivo di Governo e commissario dell’Ilva, Piero Gnudi, sarebbe quello di vendere l’Ilva tra fine anno e inizio del prossimo. Non sarà solo Arcelor Mittal nell’operazione Ilva. L’obiettivo cui si sta lavorando – di qui l’incontro di domani al Mise – è quello di cercare di integrare un grande produttore di acciaio – e Arcelor Mittal è un leader – con un grande trasformatore ma soprattutto avere una presenza italiana in tutta l’operazione.

Mantenere comunque un ruolo Italia nella vicenda Ilva è quello che vuol fare il Governo e che hanno sollecitato anche gli industriali, da Confindustria a Federacciai. Si cercano nuovi azionisti perché Claudio Riva – che ha preso le redini del gruppo cui fa capo l’Ilva dopo la scomparsa del padre Emilio a fine aprile – ha già dichiarato che, a fronte dei rilevanti investimenti che l’Ilva deve fare soprattutto nel risanamento ambientale, c’é oggettivamente bisogno di allargare la compagine azionaria mentre oggi l’Ilva è controllata in larghissima maggioranza dai Riva. E si va all’estero perché in Italia non ci sono gruppi che abbiano dimensioni industriali e finanziarie adeguate per un intervento così rilevante. Tuttavia il fatto che Arcelor Mittal sia in pista da mesi e che anche operatori italiani stiano esaminando con molta attenzione il dossier Ilva, non significa che la cessione sia ad un passo della conclusione.

Proprio i costi da affrontare sono la parte più delicata e spinosa per coloro che si sono approcciati al siderurgico di Taranto. Preoccupa l’onerosità del risanamento, che i potenziali nuovi acquirenti imputano ai mancati interventi, in un lungo arco di anni, dello Stato prima (sino ai primi del 1995 l’azienda è stata infatti pubblica) e dei Riva poi. Preoccupano i costi di manutenzione da affrontare a Taranto perché, viene osservato, la frequenza di guasti agli impianti e di incidenti (l’ultimo pochi giorni fa con lo sversamento in mare di olio lubrificante da una vasca del Treno nastri 2) sta a indicare una condizione di trascuratezza, accentuatasi negli ultimi due anni, cioè da quando è esploso il caso giudiziario con i sequestri e gli arresti.

E preoccupano, infine, i risvolti giudiziari (c’é un processo per disastro ambientale che attende d’essere celebrato) e le numerose richieste di risarcimento danni e costituzione parte civile che si stanno accumulando, ritenute indicative di un contesto generale e di un clima nient’affatto dei migliori. In ogni caso, Arcelor Mittal va avanti nell’operazione Taranto e la prossima presentazione del piano industriale è un passaggio importante. Interessato, ma più indietro rispetto ad Arcelor Mittal, è invece il gruppo siderurgico indiano di Jindal che ha detto al premier Matteo Renzi di essere attento anche all’Ilva oltreché alla Lucchini di Piombino.

Se da fine mese comincerà a delinearsi la svolta dell’Ilva, lo vedremo. Attendiamo di verificare se effettivamente Arcelor Mittal presenterà il piano industriale per capire cosa contiene. Per ora non sappiamo niente. Lo dichiara Marco Bentivogli, segretario nazionale Fim Cisl, all’AGI. “Sicuramente a fine mese non succederà nulla, le trattative ci sono ma non in una fase che lascia intravvedere una prossima conclusione” aggiunge Antonio Talò, segretario Uilm di Taranto. “Penso – aggiunge Talò – che sia anche interesse del Governo prendersi più tempo anche in rapporto all’interesse di altri, potenziali acquirenti”. “I paletti che abbiamo posto prima delle ferie e che abbiamo indicato anche al ministro Guidi, rimangono tutti – dichiara Bentivogli -: risanamento ambientale, tutela della produzione e dell’occupazione, no ad un’Ilva spezzatino.

Che il risanamento ambientale insieme alla difesa dei posti di lavoro sia una priorità l’hanno detto, in varie dichiarazioni, anche i ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. In particolare Gian Luca Galletti, titolare dell’Ambiente, sottolinea spesso che per l’Ilva la bonifica e l’eco-compatibilità dello stabilimento di Taranto è “la soluzione del problema, non il problema”. E di priorità per l’ambiente parla anche Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto. “Renzi ha assunto degli impegni ma sinora gli interventi fatti dal Governo per l’Ilva sono risultati troppo blandi e questa non è un’azienda che può aspettare a lungo nelle condizioni critiche in cui è” osserva Cesareo.

Il commissario Gnudi ha avuto dalle banche col prestito ponte i primi 125 milioni di euro sui 250 complessivi ottenuti, ma se togliamo che una parte rilevante è andata già via con gli stipendi di agosto e il premio di risultato, corrisposti il 12 settembre, e che un’altra andrà via con i prossimi pagamenti degli arretrati alle imprese appaltatrici, non è che all’Ilva resti tanto in cassa, anzi aggiunge Bentivogli. E sul fronte delle imprese, proprio nella prossima settimana l’Ilva avvierà il pagamento di lavori e forniture fatte nei mesi scorsi. Trentaquattro milioni la somma che l’azienda ha messo a disposizione per Taranto dove lo scoperto, secondo gli ultimi dati di Comfindustria Taranto, ammonta ad una cinquantina di milioni. (Gianmario Leone, TarantoOggi, 22.09.2014)

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