Canapa, a Taranto la rinascita dei Fornaro
TARANTO – Sabato mattina, nella masseria dell’ex allevatore tarantino Vincenzo Fornaro, che nel dicembre 2008 subì la mattanza delle pecore contaminate dalla diossina attribuita alle emissioni Ilva e che ha riconvertito la sua azienda a coltivazione di canapa, si è assistito al campionamento delle piante e conoscere le varie fasi della sperimentazione che sarà portata avanti per un periodo di 3-5 anni (come mostrano le foto gentilmente concesse dallo staff di www.segnourbano.it). Si potrà valutare, a seguito dell’analisi dei dati delle piante, la creazione di una filiera della canapa in grado di migliorare la fertilità del suolo e rappresentare una fonte di reddito per l’agricoltura locale.
L’obiettivo è quello di trasformare una pianta di tradizione italiana in 25 mila prodotti sostenibili e che si presta anche a bonificare suoli contaminati da alcuni metalli pesanti, diossina e altri inquinanti. Grazie all’impegno di CanaPuglia, ABAP, CRA e la determinazione e l’investimento della famiglia Fornaro, si è potuto avviare dal 2013 un progetto di ricerca pioneristico in Italia sull’efficacia della coltivazione della canapa nel bonificare il territorio agricolo circostante il siderurgico e le fabbriche inquinanti di Taranto. Per quest’anno si pensa al settore del tessile o nella peggiore delle ipotesi la canapa diventerà biodiesel. La parte fondamentale di questa coltivazione è che anche in situazioni di inquinamento può avere la sua utilità. Se non dovesse essere utilizzabile per il settore alimentare il raccolto non andrà comunque perso. Sabato tre persone si sono occupate delle operazioni di mietitura e di imballaggio ma la speranza dell’ex allevatore è quella di poter riassumere in futuro chi è stato licenziato a causa della perdita della vecchia attività. (TarantoOggi, 22.09.2014)