Masseria Fornaro, prosegue la sperimentazione della canapa
TARANTO – Dopo il successo della semina effettuata il 5 aprile scorso oggi, nella masseria dell’ex allevatore tarantino Vincenzo Fornaro, che nel dicembre 2008 subì la mattanza delle pecore contaminate dalla diossina attribuita alle emissioni Ilva e che ha riconvertito la sua azienda a coltivazione di canapa, si potrà assistere al campionamento delle piante e conoscere le varie fasi della sperimentazione che sarà portata avanti per un periodo di 3-5 anni. Il progetto è ideato da CanaPuglia e beneficia delle risorse regionali ottenute con il bando Principi attivi grazie a una spesa iniziale 3mila euro per la fioritura. “Si tratta – è detto in una nota di CanaPuglia – di un progetto di fondamentale importanza per il territorio tarantino e non solo dal punto di vista culturale, ambientale ed economico. Infatti, grazie a questa iniziativa, si potrà valutare, a seguito dell’analisi dei dati, la creazione di una filiera della canapa in grado di migliorare la fertilità del suolo e rappresentare una fonte di reddito per l’agricoltura locale”. L’obiettivo è quello di trasformare “una pianta di tradizione italiana in 25 mila prodotti sostenibili e che si presta anche a bonificare suoli contaminati da alcuni metalli pesanti, diossina e altri inquinanti. Grazie all’impegno di CanaPuglia, ABAP, CRA e la determinazione e l’investimento della famiglia Fornaro, si è potuto avviare dal 2013 un progetto di ricerca pioneristico in Italia sull’efficacia della coltivazione della canapa nel bonificare il territorio agricolo circostante il siderurgico e le fabbriche inquinanti di Taranto”. Un’iniziativa, conclude CanaPuglia, “che ha subito stimolato l’avvio di progetti simili nella Terra dei Fuochi, a Caffaro nel bresciano”.